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    ‘’Il pane perduto’’ di Edith Bruck arriva nelle librerie israeliane tradotto in ebraico

    Dopo esser stato tradotto in numerosi paesi come America, Francia, Ungheria e in moltissime lingue il libro della sopravvissuta alla Shoah Edith Bruck “Il pane perduto” (La Nave di Teseo) è stato finalmente tradotto in ebraico. Il testo autobiografico di Édith Bruck rappresenta ormai una pietra miliare dei racconti sulla testimonianza della Shoah. Un profondo memoir, che partendo dalla terribile esperienza dei lager apre la strada ad una toccante riflessione anche sui temi attuali del razzismo e del continuo rigurgito di antisemitismo che ancora anima il mondo.

     

    Il libro, terzo al Premio Strega, unisce al suo interno riflessioni personali e racconti in prima persona sull’orrore delle persecuzioni naziste. “Sono molto emozionata e curiosa per questa uscita del mio libro in Israele. Spero che lo apprezzeranno, il fatto che sia stato finalmente tradotto in ebraico mi fa contenta, davvero” ha detto a Shalom l’autrice Edith Bruck. Il libro è stato tradotto dal noto traduttore, romanziere e poeta israeliano Alon Altaras. “Ho scoperto i libri di Edith Bruck grazie ad un mio amico che li ha tradotti in francese. La traduzione di “Il pane perduto” ha attirato la mia attenzione e ho dunque deciso di incontrare Edith per intervistarla per il quotidiano “Haaretz”. L’intervista ha avuto un seguito notevole in Israele, da lì molte case editrici mi hanno contattato per tradurre in libro” ha detto a Shalom Altaras.

     

    Un testo la cui testimonianza autobiografica riesce a riportare il lettore indietro nel tempo, nella vita di quella ragazzina spensierata che si ritrova poi a vivere l’orrore di Auschwitz. Nel 1945 la giovane Edith verrà liberata e cercherà di tornare alla vita dopo la Shoah rendendosi conto però della dura realtà postguerra. “Per me è stato un sogno, sono davvero contento. Era cominciata come un’intervista per un quotidiano ed è finita con la pubblicazione di un libro che finirà negli scaffali delle librerie in tutta Israele” ha aggiunto Alon Altaras. Un testo che andrà ad arricchire le librerie israeliane gettando una ulteriore luce sulla tragedia della Shoah, raccontata direttamente da chi ha vissuto l’inferno sulla pelle.  “Tradurre libri di questo genere ha un’importanza immensa. Io ho scritto una postfazione al libro di Edith Bruck chiamata appunto “l’ultima testimone”. Penso che il pane perduto sia di fatto una delle ultime testimonianze dei nostri tempi. Trovare una persona ancora attiva in vita che può raccontare di quei momenti e luoghi orrendi con il talento di Edith è una cosa fondamentale. Temo che tra qualche anno, quando non ci saranno più i  testimoni ci sarà un’immensa onda di negazionismo. ” ha concluso Altaras.

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