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SPECIALE PESACH 5784

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    Migliaia di missili da Gaza contro Israele. Perché nessuno si indigna?

    Israele è un Paese continuamente bombardato da Gaza. Un noto giornalista disse in TV che Gaza è un campo di concentramento, e forse, visto che è spesso invitato dalle istituzioni ebraiche, potrebbe spiegarci meglio il concetto. Potremmo sbagliare e lui potrebbe chiarircene il perché, così potremmo scusarci. 

    Un Qassam costa dai cinquecento ai mille dollari, mentre i missili per fermarli costano centomila dollari (ne servono due per volta).

    Il Qassam costa poco, perché a chi lo lancia non interessa dove andrà a cadere.

    Perché Israele non fa lo stesso, e lancia dei Qassam verso Gaza? Se gli israeliani sono dei nazisti e se gli ebrei fanno ai palestinesi ciò che i nazisti fecero loro, perché non reagiscono come reagirebbe qualsiasi Paese bombardato? C’è qualcosa che andrebbe spiegato: forse gli israeliani sono così crudeli da giustificare questi attacchi? Il Presidente dell’OLP ha condannato questi attacchi, quindi, non li ritiene giustificabili.   

    Si tratta di migliaia e migliaia di razzi, che fanno vivere la popolazione israeliana nel terrore. La gente ha quindici secondi per nascondersi.

    Fra l’altro, non vengono da un territorio occupato, perché Gaza è stata abbandonata da Israele quasi vent’anni addietro.

    Inoltre, Gaza viene rifornita da Israele, ed è un caso unico nella storia che colui che riceve le bombe non solo rifornisca di tutto punto la sede del bombardamento, ma riceva i suoi abitanti quali lavoratori e, all’occorrenza, metta a loro disposizione i propri ospedali. Inoltre, Gaza non è isolata, perché ha una frontiera con l’Egitto, nel valico di Rafah.

    Giorni addietro, vi è stata una manifestazione al Pantheon contro Israele; nell’adiacente Chiesa di Sant’Eustachio c’era uno striscione con alcune frasi della Senatrice Liliana Segre in cui si raccontava che la sua maestra le rispose: “le leggi razziali non le ho fatte io”. La sacrosanta risposta della Senatrice riguardava la condanna dell’indifferenza. Leggendola, mi sono domandato perché, anziché limitarci a fare le maratone e le marce per ricordare chi non c’è più, siamo così indifferenti nei riguardi degli ebrei bombardati da quasi vent’anni: loro non sono forse esseri umani? In un noto film un criminale apostrofa il poliziotto dicendogli che è “a lot of talk and a badge” (chiacchiere e distintivo): e noi che facciamo per coloro i quali sono sottoposti a questo martirio? La risposta è semplice: siamo indifferenti. Tutti.   

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