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    ITALIA

    Resistenti ebrei d’Italia: una nuova luce sulla memoria della Resistenza

    In occasione della ricorrenza del 25 aprile, che quest’anno ha segnato l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo e i settant’anni dalla fondazione del CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), è stato presentato “Resistenti ebrei d’Italia”. Si tratta di un progetto storico e culturale che intende restituire visibilità e memoria al contributo della popolazione ebraica alla Resistenza su tutto il territorio nazionale.
    Il lavoro, frutto di un’indagine approfondita condotta tra il 2021 e il 2025 presso l’Archivio della Fondazione CDEC, l’Archivio Centrale dello Stato e numerosi archivi pubblici e privati, ha portato alla luce un corpus di oltre 800 biografie di partigiani ebrei. Alcune di queste storie – talvolta dimenticate, talvolta mai raccontate – compongono ora un dizionario biografico consultabile online sul portale resistentiebreicdec.it.
    «All’inizio credevo di raccontare un semplice contributo – spiega Liliana Picciotto, curatrice del progetto – ma ho capito che si trattava di un apporto costitutivo alla Resistenza». La sua opera – iniziata anni fa con la ricostruzione delle storie dei deportati e proseguita con quelle dei “salvati” – giunge ora a una nuova fase, più complessa e forse ancora più necessaria. Si tratta di raccontare le vite di uomini e donne, italiani e stranieri di origine ebraica, che scelsero di opporsi attivamente al regime, con le armi o attraverso atti di resistenza civile, morale e culturale.
    Durante la presentazione al pubblico, tenutasi il 29 aprile al Memoriale della Shoah, sono intervenuti Romy Hamaui, vicepresidente della Fondazione CDEC, e Roberto Jarach, presidente del Memoriale della Shoah. Entrambi hanno sottolineato quanto “sia straordinario come Liliana Picciotto abbia dedicato gran parte della sua vita a raccogliere queste storie individuali che, messe insieme, delineano un mosaico collettivo e complesso, ancora troppo poco esplorato nella storiografia ufficiale”.
    Liliana racconta come alla base del progetto vi sia una scoperta d’archivio straordinaria: circa 600mila schedari, custoditi e successivamente digitalizzati dall’Archivio Centrale dello Stato, contenenti informazioni sui riconoscimenti attribuiti ai partigiani nel dopoguerra. Analizzando migliaia di casi per identificare i resistenti ebrei, si è osservato come la loro presenza rifletta la distribuzione dell’ebraismo italiano e si concentri soprattutto in regioni come Piemonte, Toscana, Lazio e Valle d’Aosta, mentre nel Sud, già liberato dagli Alleati, la partecipazione fu minore.
    “Le storie raccolte dimostrano che la Resistenza non fu un fenomeno isolato né localizzato, ma un movimento ampio e articolato, che non può essere ricondotto ad un’unica data”.
    Nel dialogo con Wlodek Goldkorn emerge come alcune bande, come quelle in Abruzzo e Lazio, nacquero in modo spontaneo e poco strutturato; altrove, come in Piemonte, si sviluppò una rete organizzata sotto il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), con formazioni distinte: le Garibaldi, le GL (Giustizia e Libertà), i gruppi autonomi.
    Logicamente, un dato significativo è la forte adesione di molti partigiani ebrei al Partito d’Azione, che propugnava un’idea di Stato laico, repubblicano e fondato su principi morali e culturali. In quest’ottica, la politica era al servizio della moralità, affidata a persone culturalmente preparate. Per molti, la Resistenza rappresentò anche un’occasione di riscatto: una risposta alle leggi razziali, al “patto tradito” fra Stato e cittadini ebrei. Come afferma Picciotto, «senza la Resistenza, molti ebrei avrebbero lasciato l’Italia; essa ha contribuito a ricucire quelle ferite».
    Tra le figure ricordate emerge Adolfo Perugia, divenuto partigiano a soli 13 anni. «È un parallelismo che colpisce – commenta Goldkorn – anche il più giovane combattente del ghetto di Varsavia aveva 13 anni. Queste sono vite reali, ma potrebbero essere materia di romanzi, di film. Sono storie di persone normali, che hanno scelto la lotta, la libertà, la dignità».
    “Resistenti ebrei d’Italia” non è un semplice archivio, ma un portale narrativo, pensato per coinvolgere anche le nuove generazioni. «Molti mi chiedono che libro sto presentando – conclude Picciotto – ma non è un libro: è una porta aperta sulla nostra storia».

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