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    EUROPA

    Grenoble, incendiata la casa del rabbino Lahiani

    L’appartamento del rabbino Yhia Lahiani e della sua famiglia, a Grenoble, nel sud-est della Francia, è stato completamente distrutto da un incendio doloso nella serata di sabato 5 luglio. Il rogo è divampato poco dopo che la famiglia si era allontanata per recarsi a una cena di Shabbat in sinagoga. Tre esplosioni successive hanno squarciato la quiete del quartiere e distrutto in pochi minuti la loro abitazione.
    A raccontare l’accaduto sono stati i familiari stessi. “Qualcuno ha cercato di uccidere la mia famiglia”, ha dichiarato la figlia, Sarah Perets Lahiani, alla francese Radio Shalom. Pochi minuti prima dell’esplosione, ha detto, le sue sorelle e uno dei loro figli si trovavano ancora nell’appartamento: “È un miracolo che fossero già in sinagoga”. Gli investigatori avrebbero trovato tracce di accelerante – probabilmente cherosene – sulle pietre del giardino davanti all’abitazione. Secondo le prime ricostruzioni, ignoti avrebbero dato fuoco alla zona del barbecue dove si trovava una bombola di gas, contribuendo a innescare l’esplosione che ha devastato anche l’appartamento del piano superiore. Un vicino ha riferito che il figlio avrebbe visto dei giovani lanciare oggetti verso la casa pochi istanti prima del rogo. Sarah Perets Lahiani ha espresso tutta la sua frustrazione per il rifiuto delle autorità francesi di qualificare l’attacco come antisemita. “Continuano a parlare solo di ‘incendio doloso’, ma nessuno vuole usare la parola ‘antisemitismo’. Questo ci ferisce profondamente. Perché altrimenti proprio la casa del rabbino è andata in fiamme durante lo Shabbat e proprio all’ora del pasto?” ha chiesto.
    La distruzione ha lasciato la famiglia senza nulla. “Mio padre mi ha chiesto un vestito. Era sotto shock. Ci sono voluti due giorni perché realizzasse che non aveva più neanche i vestiti” ha raccontato Sarah. La comunità ebraica locale si è mobilitata per aiutare la famiglia, offrendo indumenti, alloggio e supporto emotivo. Anche Eric Hattab, referente regionale del CRIF, si è attivato in loro favore.
    “La metà della comunità ebraica è già andata via. Le famiglie con bambini non si sentono più al sicuro. C’è chi parte per Israele, chi per altre città, chi per gli Stati Uniti o il Canada. Temiamo per i nostri figli, nelle scuole, per strada” ha sottolineato il rabbino capo di Grenoble, Nissim Sultan, tracciando un bilancio amaro. Dopo il 7 ottobre, l’atmosfera si è ulteriormente inasprita. “Non era più ‘Rabbi Jacob’, era ‘ebreo bastardo’” racconta Sarah. Gli pneumatici dell’auto del padre sono stati bucati più volte. Una telecamera vicino alla scuola ha ripreso un giovane armato. “E dopo l’incendio – aggiunge – sono passati dei ragazzi urlando ancora ‘ebrei bastardi’. Ma per le autorità è tutto un caso, un’esagerazione”.
    I dati confermano l’esodo: nei primi sei mesi del 2024, oltre 6.400 cittadini ebrei francesi hanno presentato domanda di aliyah verso Israele. Un aumento vertiginoso rispetto allo stesso periodo del 2023. Caroline Yadan, deputata dell’ottava circoscrizione dei francesi all’estero, è drastica: “Gli ebrei non si chiedono se andarsene, ma quando”. Il rabbino Yaacov Bitton, da Sarcelles, profetizza: “Agli ebrei restano dieci anni in Francia. Poi sarà finita”.

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