
In visita ufficiale in Lituania, il presidente israeliano Isaac Herzog ha lanciato un appello alla comunità internazionale per la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. Accolto dal presidente lituano Gitanas Nausėda, Herzog ha preso parte a un incontro diplomatico seguito da dichiarazioni congiunte alla stampa. Nel corso della conferenza stampa, il capo di Stato israeliano ha mostrato le immagini di due ostaggi, Evyatar David e Rom Braslavski, entrambi apparsi in video diffusi da Hamas nei giorni scorsi. Le fotografie, ha sottolineato Herzog, mostrano “la verità che il mondo non può ignorare”: corpi emaciati, in evidente stato di denutrizione, detenuti in condizioni che il presidente ha definito “disumane”.
“Questi ostaggi sono vittime di crimini contro l’umanità. Evyatar David, che ha origini lituane, è stato mostrato in un video in cui il contrasto tra il suo corpo ridotto alla fame e la mano del suo carceriere, è sconvolgente. È in pericolo di vita. Così come lo è Rom Braslavski. Non possiamo accettare che il mondo resti in silenzio”.
Herzog ha inoltre denunciato le difficoltà nell’assistenza alla popolazione di Gaza, pur ribadendo l’impegno di Israele a garantire l’accesso umanitario. “Solo questa settimana, 23.000 tonnellate di aiuti umanitari sono entrate a Gaza. Ma centinaia di camion sono ancora in attesa di distribuzione. L’ONU ha fallito nel far arrivare questi aiuti in modo efficiente.”
Il presidente ha ringraziato i Paesi che stanno partecipando ai lanci di aiuti umanitari e ha invitato altri governi a unirsi a queste iniziative, sottolineando però che “la responsabilità principale della crisi umanitaria è di Hamas”, accusato di “tenere in ostaggio i civili israeliani e di usare la propria popolazione come scudo umano”.
Nel corso dell’incontro, Herzog ha inoltre risposto direttamente a un commento di Nausėda sul conflitto in corso. “Piangiamo ogni vita innocente, ma dobbiamo anche dire la verità: Hamas conduce una campagna di menzogne e false accuse, mentre opprime la propria gente e compie atrocità. La comunità internazionale non può più ignorarlo”, ha spiegato, ribadendo che il ritorno degli ostaggi è la condizione imprescindibile per qualsiasi soluzione duratura alla crisi in Medio Oriente: “Solo riportando a casa i nostri ostaggi potremo iniziare a ricostruire. È l’unica via possibile”.