
Un progresso che fino a pochi anni fa appariva irrealizzabile è oggi prossimo a diventare realtà. In Israele sarà realizzato il primo impianto di un midollo spinale umano ricostruito in laboratorio. Si tratta di un passo scientifico di straordinaria rilevanza, con un obiettivo socialmente utile, ossia quello di restituire la capacità di camminare a persone rimaste paralizzate a seguito di incidenti o lesioni traumatiche.
Il progetto è frutto del lavoro di un gruppo di scienziati dell’Università di Tel Aviv, guidati dal professor Tal Dvir, direttore del Sagol Center for RegenerativeBiotechnology e della Nanotechnology Unit. La tecnologia è stata sviluppata anche grazie alla startup biotecnologica Matricelf, fondata nel 2019 proprio per portare avanti questa innovazione.
Il punto di partenza è una constatazione: le cellule nervose che costituiscono il midollo spinale non si rigenerano spontaneamente. «Quando il midollo viene danneggiato la trasmissione dei segnali dal cervello ai muscoli si interrompe, un po’ come quando si spezza un cavo elettrico. Se le due estremità non si toccano, la corrente non passa e il corpo non risponde.»
Nel tempo, oltre al danno iniziale, si forma tessuto cicatriziale che isola ulteriormente le terminazioni nervose, rendendo impossibile il recupero.
Trovando la soluzione al problema, il team israeliano ha creato una sezione di midollo biocompatibile e costruita su misura per ogni paziente, così da evitare il rigetto. «Se l’impianto è estraneo al corpo, il sistema immunitario lo attacca, avvolgendolo in uno strato fibroso che blocca la conduzione elettrica», sottolinea Dvir.
Per questo, la procedura inizia con il prelievo di sangue e tessuto adiposo del paziente. Le cellule del sangue vengono riprogrammate in staminali pluripotenti, in grado di trasformarsi in neuroni. Dal grasso, invece, si ricavano collagene e zuccheri, utilizzati per creare un idrogel personalizzato. All’interno di questa matrice, le cellule staminali vengono guidate in modo da riprodurre le fasi di sviluppo embrionale del midollo spinale.
Il risultato è un impianto tridimensionale ricco di neuroni motori, capace di trasmettere segnali elettrici come il tessuto originale. Dopo circa un mese di maturazione in laboratorio, l’innesto è pronto per essere inserito nella zona danneggiata, con l’obiettivo di ristabilire la connessione tra le due estremità interrotte.
I test preclinici hanno dato esiti sorprendenti: «Abbiamo trattato animali con lesioni croniche, vecchie anche più di un anno. Oltre l’80% è tornato a camminare normalmente», racconta Dvir.
Questi risultati hanno convinto il Ministero della Salute israeliano ad autorizzare una sperimentazione clinica su otto pazienti in condizioni particolarmente gravi, ma con lesioni relativamente recenti. «Il primo intervento sarà eseguito in Israele entro un anno. Non inizieremo dai casi più complessi, ma se la tecnica darà i risultati attesi, potremo estendere i criteri e arrivare ad aiutare tutti i pazienti con paralisi», anticipa il ricercatore.
Accanto a Dvir, il progetto vede il contributo di Gil Hacham, CEO di Matricelf, del cofondatore Alon Sinai e della ricercatrice Tamar Harel-Adar con il suo team. «Sono stati fondamentali per arrivare in tempi record alle autorizzazioni», conclude il professore. Grazie a tutto il gruppo di ricerca, un orizzonte che fino a poco fa era confinato alla fantascienza potrebbe presto entrare nella pratica medica.