
La famiglia di Nimrod Cohen, soldato israeliano rapito da Hamas il 7 ottobre, ha diffuso nuove e drammatiche immagini che mostrano il momento del suo rapimento. Nel filmato, Nimrod appare trascinato con forza da uomini armati di Hamas verso Gaza, dove si trova prigioniero da 689 giorni.
La madre, Vicky Cohen, ha scritto:
“Quello che vedete nel video è l’incubo più grande per ogni madre in Israele. Mio figlio, indifeso, trascinato all’inferno, e io come madre non posso fare nulla per difenderlo.
Mi rivolgo al governo, al Primo Ministro e ai ministri del Gabinetto: non avete il diritto di far saltare l’accordo che è sul tavolo. Non avete il diritto di impedire a mio figlio di tornare a casa”.
Sul fronte politico, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che “sono rimasti meno di 20 ostaggi vivi, uno o due sono morti. Bisogna porre fine a questo incubo”. Una frase che ha provocato reazioni immediate in Israele: fonti ufficiali ribadiscono che, secondo le informazioni attuali, gli ostaggi vivi sono 20.
Benny Gantz, ex capo di Stato Maggiore e leader del campo centrista, ha scritto su X:
“Il cuore questa sera è con le famiglie degli ostaggi. Gli ostaggi non hanno più tempo. Dobbiamo fare tutto il possibile per salvarli. La pressione militare ha dimostrato la sua efficacia. Ora esistono le condizioni per il ritorno di tutti gli ostaggi. La domanda è una sola: Netanyahu avrà il coraggio di prendere la decisione?”.
Il volto di Nimrod Cohen e le parole di sua madre non sono soltanto il racconto personale di un dolore insopportabile, ma incarnano il prezzo che Israele paga da mesi per difendere la propria esistenza. Mentre Hamas continua a mostrare al mondo la sua brutalità, rapendo giovani e trasformando la vita degli innocenti in strumenti di terrore, Israele rimane saldo nel suo impegno: riportare i propri figli a casa e garantire sicurezza al suo popolo.