
Risalgono a 4.000 anni fa gli stoppini trovati all’interno di lampade ad olio durante i lavori di scavo effettuati dall’Autorità israeliana per le Antichità (IAA) nel sito di Newe Efrayim, vicino a Yehud, in Israele. Secondo i ricercatori, questi stoppini in tessuto, conservati in modo eccezionale nonostante il clima mediterraneo umido, sono tra i più antichi mai rinvenuti al mondo. “Si tratta di una scoperta unica e rara che non ci aspettavamo di fare in questo ambiente. – hanno spiegato la Dott.ssa Naama Sukenik e il Dott. Yonah Maor dell’IAA – Sebbene gli stoppini siano comuni nel mondo antico, la loro composizione organica solitamente impedisce loro di conservarsi per migliaia di anni. Il fatto che ne siano stati rinvenuti tre, e uno intero, è incredibile”.
Gli stoppini sono stati ritrovati in alcune tombe risalenti all’Età del Bronzo intermedio (circa 2500-2000 a.e.v.), insieme a ceramiche, armi, ossa di animali e gioielli.
Le analisi di laboratorio hanno rivelato anche tracce di fuliggine a indicare che le lampade venivano utilizzate per illuminare le tombe durante le cerimonie funebri.u”Il fuoco che arde in una lampada è da tempo associato al potere magico, alla luce e al calore – hanno detto i direttori degli scavi, il Dott. Gilad Itach, Yossi Elisha e Yaniv Agmon – Sebbene questa popolazione non abbia lasciato testimonianze scritte, il fuoco nei rituali funerari dell’antico Vicino Oriente simboleggiava l’anima umana, una tradizione che si riflette nel termine odierno ‘Ner Neshama’, cioè fiamma dell’anima”.
Ulteriori analisi hanno dimostrato che nel tempo gli stoppini hanno subito un raro processo di “fossilizzazione” e che sono realizzati con tessuto di lino riciclato, tagliato in lunghe strisce, intrecciate insieme. Secondo Sukenik, questo indica “una condotta economica intelligente, in cui le materie prime preziose venivano utilizzate al massimo”, e dimostra che l’uomo riciclava gli oggetti già 4.000 anni fa.
Il direttore dell’IAA Eli Escusido ha sottolineato l’importanza della scoperta: “Ogni ritrovamento, per quanto piccolo, fa parte della grande storia di questo Paese e riteniamo che sia di fondamentale importanza renderlo noto”. Lo studio è stato pubblicato di recente sulla rivista dell’IAA ‘Atiqot’.