
Il legame tra la propaganda filopalestinese in Italia e le reti riconducibili ad Hamas e ad altre organizzazioni estremiste è stato al centro del convegno “Tutte le ambiguità della propaganda Pro-Pal”, organizzato da Fratelli d’Italia e ospitato nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica.
A fare da filo conduttore è stata l’inchiesta della giornalista Giulia Sorrentino, sostenuta dal direttore de Il Tempo Tommaso Cerno, che ha ricostruito, attraverso fonti, atti ufficiali e migliaia di documenti, i collegamenti tra alcune associazioni italiane e realtà internazionali legate ad Hamas. Moderando i lavori, Sorrentino ha ricordato i rischi e le pressioni subite durante l’indagine, affermando: “Abbiamo ricevuto minacce e querele, ma non una sola smentita. Nessuno ha mai potuto contestare nel merito i fatti pubblicati”.
Cerno ha ribadito il valore dell’inchiesta, sottolineando che “la propaganda pro-palestinese in Italia si è trasformata in complicità con il terrorismo. Abbiamo pubblicato notizie documentate e nessuno ci ha mai chiesto una rettifica: questo silenzio è la conferma della verità delle nostre inchieste”. Secondo il direttore, esiste un disegno sistematico sostenuto da potenze straniere che mira a rendere “accettabile un’organizzazione che nello statuto proclama la distruzione di Israele e la jihad”.
Dal fronte politico di Fratelli d’Italia sono arrivate accuse dirette alle opposizioni. La deputata Sara Kelany ha sottolineato l’impegno concreto dell’Italia sul piano umanitario. “Bisogna togliere il velo di ipocrisia: l’Italia è il primo Paese non arabo per aiuti alla popolazione di Gaza, eppure c’è chi continua a raccontare che non facciamo nulla”, ha sottolineato.
“Stanno soffiando sul fuoco della propaganda pro-pal, spesso in modo irresponsabile. Noi non smetteremo di denunciare queste derive”, ha affermato Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI alla Camera, puntando il dito contro le responsabilità delle sinistre.
Sul tema del riconoscimento dello Stato palestinese, l’onorevole Francesco Filini ha invitato a considerare i fatti reali. “Riconoscere oggi la Palestina significa riconoscere Hamas, che nel suo statuto proclama la distruzione di Israele. È propaganda sfacciata che non porta la pace”. “Non è un partito che costruisce ospedali: è un’organizzazione che ha massacrato civili, tiene ancora ostaggi e ha ridotto la popolazione di Gaza alla fame”, ha aggiunto il senatore Marco Scurria.
La propaganda incide sulla percezione pubblica, condiziona la politica e, nei casi più gravi, fomenta odio e violenza nelle piazze, come ha descritto il senatore Lucio Malan, che ha parlato delle conseguenze interne e i rischi per la sicurezza. “Quando leader politici parlano di complicità del governo italiano in un genocidio, non stupiamoci se poi qualcuno scende in piazza con la violenza. Questa è la traduzione concreta della propaganda”. Il riferimento è stato alle recenti manifestazioni di piazza caratterizzate da scontri, simboli estremisti e richiami agli attentati del 7 ottobre.
La senatrice Ester Mieli ha posto l’accento sul ruolo distorsivo dei social network: “Assistiamo a un meccanismo perverso in cui il verosimile diventa vero perché rimbalza continuamente online. Con le inchieste de Il Tempo questo schema è stato spezzato: non arrivano smentite, arrivano solo richieste di denaro”.
Il convegno si è chiuso con un appello condiviso a non cedere all’ambiguità. “Non è una battaglia politica ma di civiltà – ha concluso Giulia Sorrentino –. Bisogna distinguere la bandiera di un popolo da quella di un gruppo terroristico che lo opprime”.