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    ISRAELE

    Due anni dopo, Israele ricorda il giorno che ha cambiato tutto

    Due anni esatti dopo il 7 ottobre 2023 — il giorno che ha stravolto per sempre la storia d’Israele — il Paese si è fermato per ricordare. Migliaia di persone si sono radunate a Tel Aviv per il cerimoniale nazionale delle famiglie delle vittime e degli ostaggi.
    Il Parco Yarkon è diventato teatro di una serata intensa e commemorativa, trasmessa in diretta anche in Piazza degli Ostaggi. Alle 21:30, il Paese ha osservato un minuto di silenzio, seguito dalla preghiera “Yizkor” e dal “Kaddish”. Sul palco si sono alternati sopravvissuti, madri di ostaggi, familiari delle vittime, artisti e leader, per un racconto collettivo che ha intrecciato dolore, memoria e resilienza.

    Dentro il buio, è apparsa la luce.
    Omer Shem Tov, ostaggio sopravvissuto alla prigionia a Gaza e liberato dopo 505 giorni, ha pronunciato uno dei discorsi più toccanti della serata:
    “Il 7 ottobre è diventato il punto di svolta delle nostre vite. Di notte eravamo ragazzi che danzavano, la mattina tutto si è infranto. Abbiamo dovuto scegliere: sprofondare o lottare per la luce. Dentro quel buio è apparsa una luce: persone che non hanno mollato, che si sono alzate, sono corse verso il fronte, per aiutare, salvare, amare. Ci hanno insegnato la vera solidarietà.”
    Ha ricordato l’eroismo di Uri Danino, che tornò nella zona del massacro per salvare lui e altri amici, e fu poi assassinato dopo 11 mesi di prigionia:
    “Oggi sono qui per dire grazie. Ai caduti che non sono tornati, ai soldati che ci proteggono, a chi sceglie la luce quando è più facile cedere al buio. Siete il cuore pulsante di questa nazione.”

    Le madri degli ostaggi: “Un popolo intero non vi abbandona”
    Uno dei momenti più commoventi è stato l’intervento di Vicky Cohen, madre del soldato rapito Nimrod, e Anat Angrest, madre del soldato rapito Matan.
    Con le voci spezzate, hanno parlato ai loro figli ancora nelle mani di Hamas:
    “Sono passati due anni da quando la luce se n’è andata e tu tremi nel buio dei tunnel. Ma figlio mio, ti giuro: non mollo. Un popolo intero lotta per voi.”
    Hanno poi cantato insieme “Bo’i Ima” (Vieni mamma) davanti alle immagini degli ostaggi ancora prigionieri.

    La voce delle famiglie spezzate
    Sul palco è salita anche Galit Dan, che ha perso la figlia tredicenne Noya e la madre Carmela nel kibbutz Nir Oz.
    “Due anni che non ci siete più. Due anni da quel giorno maledetto in cui la mia casa sicura è diventata un campo di morte. Noya mi aveva lasciato un messaggio: ‘Mamma, c’è stato un grande botto” Allora non avevo parole per risponderti – Nemmeno oggi ne ho.”
    Sono qui per chiedere in vostro nome, e a nome di tutti coloro che hanno perso tutto: non vendetta ma riparazione. Sconfiggere la paura e ritrovare la speranza, vincere l’odio e ritrovare l’umanità. È tempo di riportare tutti a casa, è tempo che quel giorno finisca, che torniamo a vivere.”

    Un Paese intero in silenzio, con il cuore rivolto a 48 ostaggi
    Mentre in tutta Israele si svolgevano cerimonie e veglie, la realtà pesa ancora: 48 ostaggi rimangono prigionieri a Gaza, e le loro famiglie continuano a lottare ogni giorno.
    Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha diffuso un messaggio:
    Sono passati due anni dal terribile attacco del 7 ottobre. Abbiamo pagato un prezzo dolorosissimo: neonati, bambini, adulti e anziani sono stati massacrati dai terroristi di Hamas, e 251 persone sono state rapite nei tunnel di Gaza.
    Onoriamo la memoria delle vittime, abbracciamo le famiglie in lutto e continuiamo a lavorare per riportare a casa tutti gli ostaggi, vivi e caduti.
    I nostri nemici ci hanno colpito duramente, ma non ci hanno spezzato. Questa è una guerra decisiva per la nostra esistenza.
    Insieme resisteremo — e insieme, con l’aiuto di D-o, vinceremo.

    Un dolore immenso, una resilienza incrollabile
    Nel kibbutz Nir Oz, nel sito della festa Nova e in tutto il Paese, migliaia hanno acceso candele, recitato preghiere, cantato e abbracciato. Due anni dopo, il dolore è ancora immenso, ma la serata ha mostrato anche la forza profonda della società israeliana, capace di trasformare il trauma in memoria viva e impegno per il futuro.
    7 ottobre 2023 – 7 ottobre 2025
    Israele ricorda. Israele lotta. Israele vive.

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