
Un pomeriggio di studi al Museo Ebraico di Roma dedicato a Crescenzo Del Monte, a novant’anni dalla sua scomparsa, ha fatto rivivere una pagina della recente storia della comunità capitolina. Poeta e figura centrale della cultura ebraico-romana, Del Monte è stato infatti il maggiore interprete del dialetto giudeo-romanesco, voce autentica e ironica di una comunità capace di trasformare la vita quotidiana in poesia. L’incontro, organizzato dal Museo Ebraico di Roma insieme al Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, ha offerto al pubblico un’occasione preziosa per riscoprire non solo l’opera di Del Monte, ma anche la vitalità di un linguaggio unico, ponte tra il mondo ebraico e quello romanesco.
L’evento si è aperto con l’intervento di Lia Toaff del Museo Ebraico, che ha illustrato il valore dei documenti conservati al museo, che testimoniano la vita e l’eredità del poeta. Il critico letterario Marcello Teodonio ha poi approfondito le ragioni storiche e linguistiche del “romanesco e giudeo romanesco”, tracciando un ritratto colto e appassionato della Roma ebraica di un tempo. La tavola rotonda, introdotta e moderata da Micaela Procaccia, ha dato vita a un dialogo vivace e spesso divertente tra studiosi e artisti contemporanei: Sandro Di Castro ha riflettuto sulla scrittura poetica; l’attore e regista Alberto Pavoncello ha raccontato il piacere di recitare e scrivere in dialetto, Rav Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS di Ferrara, ha offerto uno sguardo affascinante sul giudeo-romanesco nella Haggadà di Pesach, non solo a Roma ma anche in altre zone d’Italia.
Tra letture, aneddoti e divertimento, il pomeriggio si è trasformato in un vero e proprio viaggio nella memoria linguistica e culturale di Roma. Un incontro che ha saputo coniugare studio e leggerezza, lasciando al pubblico la sensazione di aver riscoperto un patrimonio ancora vivo, fatto di parole, suoni e umanità.













