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    ISRAELE

    Torna in Israele il corpo dell’ostaggio Joshua Loitu Mollel

    Il corpo di Joshua Loitu Mollel, 21 anni, cittadino della Tanzania e studente di agricoltura, è stato identificato dall’istituto di medicina legale israeliano. Dopo 761 giorni dal suo sequestro, è infatti tornato in Israele ed è stato restituito ai suoi cari.
    Joshua era arrivato in Israele soltanto due settimane prima del tragico 7 ottobre 2023, per un programma di specializzazione in agricoltura e stava lavorando nella stalla del kibbutz Nahal Oz. Durante l’attacco mortale che ha aperto il conflitto, è stato rapito e portato nella Striscia di Gaza da terroristi di Hamas.
    La conferma della morte – e il conseguente ritorno del corpo – segnano un momento cruciale per le autorità israeliane e per la famiglia di Joshua: in dicembre 2023 alla famiglia era già stata comunicata una notizia analoga, ma solo ieri l’identificazione ufficiale ha messo fine all’incertezza. Il governo israeliano ha espresso il suo profondo cordoglio: «Non risparmieremo alcuno sforzo fino al recupero di tutti i nostri ostaggi, fino all’ultimo».
    Al momento restano sei ostaggi caduti ancora trattenuti nella Striscia di Gaza:
    1. Hadar Goldin
    2. Meni Godard
    3. Lior Rudaif
    4. Dror Or
    5. Ran Gueli
    6. Sutthisak Rinthalak
    La comunità del kibbutz Nahal Oz piange Joshua: «Joshua è stato rapito dal nostro kibbutz e stanotte è tornato per essere sepolto secondo l’accordo. Era arrivato in Israele per un corso di agricoltura e ha vissuto circa 19 giorni da noi prima del massacro. Non ha nemmeno potuto cominciare i suoi studi.»
    Il governo israeliano ribadisce che l’operazione non si fermerà sino a quando non tutti gli ostaggi saranno restituiti. Secondo fonti della sicurezza israeliana, è già noto l’ubicazione di almeno tre dei restanti ostaggi caduti, ma rimane chiaro che il loro recupero richiederà ancora tempo.
    In questo quadro, la restituzione del corpo di Joshua è un momento significativo: non solo per la sua famiglia e per il kibbutz, ma anche come simbolo della determinazione dello Stato di Israele a non lasciare indietro né un solo cittadino. Mentre Hamas trasforma il dolore in propaganda, Israele fa di tutto per ridurre le sofferenze dei civili.

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