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    Cultura

    “Il nuovo Grande Gioco”: Gianni Vernetti viaggia instancabile tra Israele, Taiwan, Cina e Ucraina

    Gianni Vernetti, torinese, editorialista e scrittore è in libreria con “Il nuovo Grande Gioco” per i tipi di Solferino, un viaggio che racconta storie che sembrano distanti fra loro, ma che sono in realtà un “unico teatro”: l’Iran che non ha abbandonato il sogno nucleare e l’intenzione di distruggere Israele; la Cina che potrebbe invadere Taiwan e minaccia le democrazie dell’Indo-Pacifico; la Russia che non vuole la pace in Ucraina e minaccia l’Europa; l’India, il cui posizionamento sarà la vera “chiave di volta” di questo “nuovo grande gioco”. A Tokyo si discute di cambiare la Costituzione più pacifista del mondo. Taiwan costruisce nuovi rifugi e prepara una difesa a “porcospino”. L’India festeggia i novant’anni del Dalai Lama, si scontra con il Pakistan e costruisce strade, tunnel, fortificazioni e basi militari lungo il confine con la Cina. L’Ucraina resiste all’aggressione della Russia, cambiando le regole della guerra moderna con droni e robot. L’Europa guarda a Washington per capire se d’ora in poi dovrà fare da sola.

    Instancabile viaggiatore e profondo conoscitore di Medio Oriente, Asia e Africa, il lavoro di Gianni Vernetti è frutto di rigorose analisi e indagini sul campo; dopo essere stato deputato e sottosegretario agli Affari Esteri, ha rivolto il suo impegno politico e civile ai temi della democrazia, della sicurezza internazionale e dei diritti umani. Negli ultimi anni si è dedicato all’analisi e allo studio del crescente confronto fra democrazie e regimi autoritari.

    Nel suo libro parla di un mondo che sta cambiando rapidamente e della minaccia di Iran, Cina, Russia alle democrazie. Cosa l’ha spinta a scrivere “Il nuovo Grande Gioco”?

    L’invasione su larga scala dell’Ucraina il 22 febbraio del 2022, l’attacco di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre del 2023 e la crescente assertività cinese in Asia stanno mutando in profondità il sistema delle relazioni internazionali che abbiano fin qui conosciuto. Conflitti che sembrano distanti fra loro, hanno molto in comune. Ogni notte i droni iraniani uccidono i civili in Ucraina e truppe della Corea del Nord combattono in Europa. Senza il sostegno economico di Cina e Russia, l’Iran e i suoi proxies (Hamas, Hezbollah, Houthi) sarebbero fortemente depotenziati. Le autocrazie esportano caos e instabilità e minacciano le democrazie liberali.

    Veniamo a Israele: qual è il suo legame con il Paese?

    Da giovanissimo ho lavorato diversi mesi nel kibbutz Yiftah in alta Galilea. È stata per me un’esperienza importante che mi ha fatto conoscere i valori del sionismo, la sua forza innovatrice e comunitaria. Da allora ho costruito forti legami di amicizia nel paese e solide relazioni con il mondo politico israeliano. Poi, nei miei anni in Parlamento e alla Farnesina, ho sempre cercato di raccontare la realtà di Israele, un Paese straordinario e in continua evoluzione, combattendo anche la massiccia e costante disinformazione che giungeva in Europa. Ma Israele è una società profondamente democratica che, nonostante le persistenti minacce esterne, ha saputo diventare quella straordinaria “start-up nation” che ha innovato anche il modo di fare impresa. E poi lalibertà politica e religiosa che non ha eguali in Medio Oriente.

    Poi c’è stato il 7 ottobre, di cui parla anche nel libro.

    Il 7 ottobre è stato realizzato da Hamas con le incursioni dalla Striscia di Gaza, ma progettato a Teheran con un duplice obiettivo: colpire nel cuore Israele e impedire l’estensione degli Accordi di Abramo, quegli straordinari accordi di pace già siglati fra Israele, Marocco, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, che stavano per essere estesi anche all’Arabia Saudita.

    Come vede il futuro di Israele e del Medio Oriente?

    Nonostante tutto sono ottimista. L’ondata di odio contro Israele, le nuove e virulente forme di antisemitismo, la costante de-umanizzazione di Israele, la massiccia disinformazione finiranno.

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