
“Italiani… ma non troppo: il caso degli ebrei di Libia”: questo il titolo del libro curato da Sira Fatucci e Davide Jona Falco, presentato presso il Pitigliani in ricordo degli ebrei cacciati dai Paesi arabi e dall’Iran.
A moderare l’incontro, Gloria Arbib, Consigliera dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega ai Beni Culturali Ebraici,che ha dedicato la serata alla memoria di Eva Ruth Palmieri, consigliera dell’UCEI venuta a mancare lo scorso 24 novembre.
Daniel Coen, presidente del Centro Ebraico Il Pitigliani, ha inoltre voluto ricordare l’amico Roger Hannuna, anch’egli scomparso prematuramente, ricordando proprio a questo proposito come non abbia mai fatto molti accenni a quello che ha vissuto nella fuga dalla Libia.
Presente all’evento l’ambasciatore d’Israele in Italia, Jonatan Peled, che ha rammentato: “Israele anni fa ha istituito il 30 novembre come data in ricordo degli ebrei espulsi da paesi arabi, costretti alla fuga solo perché ebrei.” A seguire, il saluto istituzionale della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, che ha aggiunto: “L’ebraismo italiano ha come parte integrante la componente libica, che innova e rafforza la nostra cultura e identità ebraica”.
È intervenuto in seguito il presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun, che ha ricordato il pogrom della sua famiglia. “Nel 1945 ci fu il primo grande pogrom, il seguente nel ’48 e infine nel ’67 il terzo. Il re Idris disse agli ebrei di andare via per un periodo, e che sarebbero potuti tornare quando la situazione sarebbe migliorata. Ma non siamo più tornati”. Fadlun ha continuato ricordando anche la fuga a Roma, l’incontro tra due comunità ferite, “entrambe vittime di uno shock infinito, che dovevano elaborare la propria tragedia personale”, concludendo: “Quello che ho visto nell’esperienza degli ebrei libici e della mia famiglia mi porta oggi a dare sempre più importanza nell’aiutare chi è più fragile”.
Evelina Meghnagi si è esibita in canti e poesie sul tema dell’emigrazione e della fuga, attingendo anche ai ricordi personali sulla vita degli ebrei di Libia, come il fascino del mare di Tripoli.
Nella seconda parte della serata, l’intervento del professore Alessandro Volterra, docente all’Università di Roma Tre, che ha ricostruito un quadro storico della Libia, prima e durante i pogrom degli ebrei. Davide Jona Falco, avvocato, consigliere UCEI e curatore del libro insieme a Fatucci, ha parlato della condizione e dell’integrazione degli ebrei libici,soffermandosi sulle questioni giuridiche che hanno dovuto affrontare una volta emigrati, prima fra tutte la cittadinanza, che come ricorda Gloria Arbib, fu un tema complesso.
In seguito, la testimonianza di Joseph Tachè, di origini siriane e turche, in rappresentanza del Tempio Beth Yakov, che ha ricordato l’amico e frequentatore del tempio Jakov “Bino” Meghnagi, venuto a mancare il 7 novembre. Taché ha inoltre ripercorso la storia del tempio, istituito nel 1967 da Jakov Burbea a soli cinque mesi dalla Guerra dei Sei Giorni, menzionando i Sifrei Torà portati dalla Libia presenti nell’aron hakodesh. A seguire, Betty Luzon, che per anni ha lavorato presso l’ambasciata d’Israele in Italia, ha ricordato l’esperienza della sua famiglia a Benghazi, ripercorrendo sia i bei momenti che quelli tragici, come la perdita dei parenti.
In chiusura, l’ultima esibizione di Evelina Meghnagi, sulle note della ninna nanna che soleva cantare sua madre, per un momento intimo che ricompone questa storia.













