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    Cultura

    A Più Libri Più Liberi uno spazio dedicato agli archivi storici ebraici di Roma e Torino

    Gli archivi storici non sono solo contenitori di antichi documenti, ma un vero e proprio viaggio nella storia e nella vita di persone e comunità. È un messaggio lanciato dalla nuova edizione di Più Libri Più Liberi, dove è stato dedicato uno spazio alla presentazione di due importanti archivi storici ebraici: la Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano “Tullia Zevi” di Roma e l’Archivio Ebraico Terracini di Torino, nel panel “Nel cuore della memoria: archivi, biblioteche e il desiderio di preservare”.
    Realizzato presso lo stand della Regione Lazio dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici, con il coordinamento di Giorgio Segrè componente di Giunta della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia con delega per la Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano “Tullia Zevi”, il panel riflette a pieno il tema della Fiera “Ragioni e sentimenti”, che celebra il 250° anniversario della nascita di Jane Austen, dando voce a due realtà culturali che interpretano l’idea di Biblioteca come luogo di incontro tra passato e futuro, tra memoria collettiva e vicende private.
    A introdurre l’incontro Diletta Cesana, responsabile della Biblioteca “Tullia Zevi, seguita dagli interventi di Baruch Lampronti, Direttore dell’Archivio Ebraico Terracini e ricercatore della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, e Keren Perugia, archivista e bibliotecaria della Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano “Tullia Zevi”.
    “Il tema di questa edizione di Più Libri Più Liberi “Ragioni e Sentimenti” riflette appieno il significato di un Archivio” spiega Baruch Lampronti. “Se la documentazione istituzionale può evocare le ragioni, infatti, le carte familiari e personali offrono spesso uno sguardo diretto sulla dimensione dei sentimenti e sugli stati d’animo di momenti specifici. La biblioteca dell’archivio, ricca di testi antichi, manoscritti e a stampa, non si limita a conservare i libri per i loro contenuti testuali: ogni esemplare viene valorizzato anche per le caratteristiche uniche che possiede e per le informazioni che può restituire sul contesto e sulle persone che lo hanno custodito”.
    Dai disparati documenti dell’archivio di Torino a quelli dell’archivio di Roma: oltre alla memoria storica dell’ebraismo italiano, qui si possono riscontrare frammenti e testimonianze di un personaggio particolare, la sua fondatrice Tullia Zevi. La Biblioteca che ne prende il nome “è uno scrigno in cui si intrecciano la memoria collettiva, che racconta la storia di una comunità, e quella privata, fatta di voci, gesti e tracce personali” spiega Keren Perugia. “In questo luogo la memoria non è mai astratta: è concreta, vicina, custodita nelle lettere inviate ai propri cari, nei libri toccati da mani che non ci sono più, negli appunti lasciati ai margini di una pagina. È un luogo in cui la storia e le vicende personali convivono”.
    Custodire archivi come la Biblioteca Nazionale dell’ebraismo italiano “Tullia Zevi” e come l’Archivio Ebraico Terracini significa preservare la memoria, ma anche ricordare che la storia dell’ebraismo italiano non è fatta solo di istituzioni o di avvenimenti, ma anche di persone che hanno lasciato segni nella loro vita quotidiana. Significa garantire che le memorie private, se condivise, possano diventare un ponte verso il futuro.

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