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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Vayèshev: I sogni di Yosef erano profetici

    Nella parashà è raccontato che Yosef ebbe due sogni: “Giuseppe ebbe un (primo) sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli; e questi l’odiarono più che mai. Egli disse loro: Udite, vi prego, il sogno che ho fatto.  Noi stavamo legando dei covoni in mezzo ai campi, quand’ecco che il mio covone si levò su e si tenne ritto; ed ecco i covoni vostri farsi d’intorno al mio covone, e inchinarglisi dinanzi. Allora i suoi fratelli gli dissero: Dovrai tu dunque regnare su noi? o dominarci? E l’odiarono più che mai a motivo dei suoi sogni e delle sue parole. Egli ebbe ancora un altro sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli, dicendo: Ho avuto un altro sogno! Ed ecco che il sole, la luna e undici stelle mi s’inchinavano dinanzi. Egli lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli; e suo padre lo sgridò, e gli disse: Che significa questo sogno che hai avuto? Dovremo dunque io e tua madre e i tuoi fratelli venir proprio a inchinarci davanti a te fino a terra?  E i suoi fratelli gli portavano invidia, ma suo padre serbava dentro di sè queste parole (Bereshìt, 37: 5-11)

    Israel Belsky (New York, 1938-2016) in Einei Israel (p.285) cita il trattato talmudico Berakhòt (56a) nel quale i Maestri parlano dell’interpretazione dei sogni. L’astio dei fratelli nei confronti di Yosef li condusse a pensare che Yosef avesse sognato di diventare un despota. Nel passo succitato del Talmud viene raccontato che l’imperatore romano chiese a rabbi Yehoshua’ su cosa avrebbe sognato la prossima notte. R. Yehoshua’ rispose: “Vedrai i Persiani catturarti, ridurti in schiavitù e costringerti a pascolare animali impuri con un bastone d’oro”. Pensò per tutto il giorno alle immagini descrittegli da rabbi Yehoshua’ e quella notte le vide in sogno. Questo racconto mette in evidenza che la maggioranza dei sogni sono una collezione casuale e irrazionale di pensieri tratti dal nostro subcosciente e basati su pensieri ed esperienze che hanno avuto luogo durante il giorno. I fratelli di Yosef sostenevano che i suoi sogni non solo non erano profetici, ma che riflettevano i suoi pensieri e le sue intenzioni.

    Meir Simcha Hakohen (Lituania, 1843-1926, Lettonia) rav di Dvinsk (Daugavpils), nel suo commento Meshekh Chokhmà a questa parashà, fa notare che quando Yosef si rivolse ai fratelli con la parola “Udite”, egli usò un termine usato dai profeti per ammonire il popolo d’Israele. Yosef voleva dire loro che non avevano motivo di odiarlo. Il suo sogno era profetico ed era destino che diventassero suoi sudditi.

    Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 281) afferma che i fratelli chiamarono Yosef “quel sognatore”. Un sognatore non è un uomo ottuso. È un individuo dotato e brillante, un visionario, un leader e un innovatore. Yosef possedeva una scintilla profetica e una personalità carismatica. I fratelli cercarono di fermarlo, di soffocare i sogni di Yosef. Ma la profezia è una forza travolgente che non può essere soppressa. Una delle parole che descrivono la profezia è “masà”, un peso. Nella Guida dei Perplessi (2:37) il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) spiega che la profezia è veramente un peso. Nella sua visione il profeta incontra una sublime verità che gli altri non hanno. Il profeta è costretto a far conoscere il suo messaggio così che gli altri lo conoscano. Spesso, facendo conoscere la sua visione il profeta si espone a pericoli quando il popolo cerca di evitare di ascoltare il suo messaggio. La trasgressione dei fratelli di Yosef fu quella di cercare di bloccare il suo potere visionario.

    Belsky conclude scrivendo che Yosef divenne non solo di fatto il governatore del paese ma anche il salvatore benevolo del paese. Fece in modo che tutti avessero da mangiare; non solo gli abitanti dell’Egitto ma anche gli stranieri che vennero a cercare alimenti. Al contrario di quanto sospettarono i fratelli, Yosef fu il paradigma del monarca benevolo e non un despota.

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