
Nel Complesso Ebraico di vicolo Salomone Olpera, Casale Monferrato si rinnova, come accade da oltre trent’anni, una celebrazione di intenso significato: la condivisione corale della festa di Chanukkah, dedicata alla luce e alla speranza, e l’ingresso di una nuova opera nel Museo dei Lumi. Questa sera i rappresentanti religiosi delle diverse confessioni e le autorità civili si uniscono alla Comunità monferrina nel Cortile delle Api per accendere insieme il primo lume della lampada recentemente donata da Stella Bolaffi alla Fondazione Casale Ebraica, in memoria del padre Giulio e del fratello Alberto.
Chanukkah a Casale Monferrato è da sempre un incontro tra arte e spiritualità, una celebrazione in cui la festa si apre alla città e al mondo, accogliendo ogni anno un artista di rilievo internazionale chiamato a realizzare una Chanukkiah destinata alla collezione del Museo e a presentare una mostra personale. L’edizione 2025 vede protagonista Ruth Beraha, artista italiana che vive e lavora a Bologna e che porta con sé una biografia espositiva ricca di premi, residenze e riconoscimenti in Italia e all’estero. La nuova Chanukkiah sarà la 258ª lampada della collezione custodita dalla Fondazione Casale Ebraica, un vero scrigno culturale che espone a rotazione le opere nei locali ipogei del complesso e che negli anni ha stretto relazioni e prestiti con istituzioni museali di prestigio. A Casale la lampada di Chanukkah è diventata, dal 1992, una forma d’arte plurale grazie all’intuizione di Elio Carmi, Emanuele Luzzati, Antonio Recalcati e Aldo Mondino, che concepirono un museo dedicato alle Chanukkiot d’autore. Una visione che nel tempo ha trasformato la piccola Comunità Ebraica piemontese in un punto di riferimento culturale, con opere esposte anche in mostre internazionali di grande rilievo.

La Chanukkiah di Ruth Beraha è intitolata “I remember firelight and you remember smoke”, citazione tratta da una canzone di Molly Drake. L’opera ruota attorno all’ambiguità della percezione: lo stesso momento può essere ricordo di luce per qualcuno e di fumo per qualcun altro. Ruth Beraha racconta come la sua formazione in una famiglia ebraica l’abbia esposta fin da bambina alla tensione tra attrazione per le immagini e cultura iconoclasta, una contraddizione che sostiene e alimenta il suo lavoro. Accettare di creare un oggetto ebraico come una Chanukkiah ha significato per lei confrontarsi direttamente con questa ambivalenza. Nel suo percorso la dimensione sonora svolge spesso un ruolo chiave perché il suono, più ancora dell’immagine, attiva l’immaginario personale di ciascuno, generando visioni uniche, intime, non possedute da nessuno: un’assenza che diventa potenza creativa.
Il percorso museale, riallestito per l’occasione, accoglierà inoltre la lampada in bronzo donata da Osanna Visconti di Modrone, l’opera inedita di Mauro Galfrè, la Chanukkiah offerta anni fa dal regista Franco Gervasio, ora visibile dopo un accurato restauro, e quella dell’artista francese Arman, riconoscibile dal suo iconico ventaglio di violini: un pezzo particolarmente raro, la cui gemella, una delle cinque realizzate oltre a quella casalese, è attualmente ospitata al Jewish Museum di New York.













