
In un’Ucraina ancora segnata dalla guerra e dalle tensioni, la terza candela di Chanukkà è stata accesa a Kiev come gesto simbolico di resistenza morale e solidarietà. La cerimonia si è svolta presso il JCC Beit Menachem alla presenza di centinaia di membri della comunità ebraica locale e di numerose autorità diplomatiche e istituzionali. A colpire in modo particolare è stata la partecipazione del capo dell’Intelligence militare ucraina, il generale Kyrylo Budanov, che ha voluto essere presente personalmente nonostante le stringenti misure di sicurezza imposte dal conflitto in corso. La sua presenza e l’accensione della candela insieme ai rappresentanti della comunità ebraica hanno rappresentato un segnale politico e umano forte: la vicinanza dello Stato ucraino alla minoranza ebraica in un momento di guerra, minaccia e instabilità.

Alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, l’ex presidente del Parlamento ucraino, diversi membri della Verkhovna Rada, l’ambasciatore di Israele in Ucraina Michael Brodsky, il vicesindaco di Kiev, il presidente del JNF-Ucraina e diplomatici provenienti da Stati Uniti, Unione Europea, Spagna, Australia e Nazioni Unite. Particolarmente significativa è stata la presenza dell’ambasciatore australiano Paul Lehmann, giunta all’indomani del grave attacco antisemita avvenuto a Sydney, che ha scosso l’opinione pubblica internazionale. “Dopo quanto accaduto in Australia, per me era importante essere qui questa sera al fianco della comunità ebraica” ha dichiarato Lehmann, trasmettendo un messaggio del primo ministro australiano. “L’oscurità viene dissipata dalla luce. L’accensione delle candele di Chanukkà a Kiev manda un messaggio chiaro: antisemitismo e terrorismo non prevarranno. L’Australia resta impegnata nella difesa della libertà religiosa e nella solidarietà con il popolo ebraico”.
A guidare la cerimonia è stato il rabbino capo di Kiev Yonatan Markovitch, emissario di Chabad, che ha sottolineato il significato profondo del gesto: “Proprio in un tempo di guerra, minaccia e terrore, accendiamo la luce per scacciare l’oscurità. Stiamo inviando un messaggio chiaro e inequivocabile a chi ci odia e vuole farci del male: la luce, alla fine, prevarrà”. In una città che convive quotidianamente con sirene, blackout e incertezze, l’accensione delle candele di Chanukkà si è trasformata così in un atto di resilienza collettiva e in una dichiarazione pubblica contro l’odio, ricordando che anche nei momenti più bui la luce può ancora essere accesa.













