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    EUROPA

    Anversa, stop annunciato poi revocato: il caso della sicurezza nel quartiere ebraico

    Ad Anversa, storica città con una forte presenza ebraica, la sicurezza del quartiere ebraico è finita al centro di un acceso dibattito politico e istituzionale. In un primo momento era stato annunciato che dal 1° gennaio il dispiegamento della polizia federale sarebbe stato interrotto, con il rientro di 16 agenti a Bruxelles e il passaggio delle responsabilità alle sole forze di polizia locali. Una decisione che aveva suscitato immediate e forti critiche, a partire dalla sindaca facente funzioni Els van Doesburg, che l’aveva definita “incomprensibile”, avvertendo del rischio concreto di creare un vuoto nella sicurezza proprio in una fase di crescente minaccia.

    Di fronte alle preoccupazioni espresse dalla comunità ebraica, dalle autorità locali e da diversi rappresentanti politici, il ministro dell’Interno Bernard Quintin ha deciso di fare marcia indietro, confermando il mantenimento delle unità della polizia federale nel quartiere ebraico di Anversa. Una scelta che, pur accompagnata dalla rassicurazione che la protezione dei siti ebraici resta una priorità dello Stato, evidenzia quanto il tema della sicurezza rimanga estremamente sensibile sul territorio.

    La decisione del ministro è stata accolta con favore dalla European Jewish Association (EJA), che ha espresso la propria “sincera gratitudine” per aver ascoltato le preoccupazioni sollevate e per aver agito in modo da evitare qualsiasi vuoto di sicurezza. Secondo l’associazione, il passo indietro del governo invia un messaggio chiaro: la sicurezza della vita ebraica è una responsabilità centrale dello Stato e non può essere oggetto di incertezze o di un’erosione graduale. L’EJA ha inoltre elogiato l’intervento del deputato Michael Freilich, che ha sollevato con forza la questione, ricordando come gli ebrei, pur rappresentando una minima percentuale della popolazione europea, siano colpiti in modo sproporzionato.

    Il caso di Anversa si inserisce in un contesto più ampio di massima allerta in tutta Europa sul fronte della sicurezza delle comunità ebraiche. L’aumento costante degli episodi di odio antiebraico, la radicalizzazione online e il rischio di azioni isolate da parte di singoli attentatori hanno riportato il tema al centro dell’agenda politica e della sicurezza. L’attacco antisemita durante una celebrazione di Hanukkah a Bondi Beach, in Australia, ha riacceso timori già presenti, spingendo governi e forze di polizia a rafforzare ulteriormente la vigilanza attorno a sinagoghe, scuole, centri culturali ed eventi ebraici.

    In Francia, il dibattito si è intensificato anche dopo le prese di posizione dell’ambasciatore statunitense a Parigi Charles Kushner, che ha accusato le autorità francesi di sottovalutare la portata del fenomeno. Accuse respinte dall’Eliseo, ma che riflettono un disagio profondo avvertito da una parte significativa della comunità ebraica francese, che denuncia un crescente senso di paura e di abbandono.

    In Italia, le misure di prevenzione, già ai livelli più elevati dal 7 ottobre di due anni fa, sono state ulteriormente rafforzate con circolari inviate a prefetti e questori. Al Viminale è stato convocato il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per fare il punto sulle misure in vista delle festività natalizie e di Capodanno. Al centro dell’analisi anche la vigilanza su obiettivi israeliani ed ebraici e il rischio di emulazione dopo l’attentato di Sydney, con particolare attenzione al fenomeno dei cosiddetti “lupi solitari”.

    Anche in Germania la polizia ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza durante Hanukkah, soprattutto a Berlino, dove la tradizionale accensione della chanukkià presso la Porta di Brandeburgo è accompagnata da una presenza massiccia delle forze dell’ordine. Nel Regno Unito, infine, sono stati intensificati pattugliamenti e controlli attorno a sinagoghe ed eventi pubblici.

    Un elemento comune a molti Paesi europei è il timore del cosiddetto “effetto copycat”. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano ha invitato i cittadini all’estero a evitare eventi non protetti e a mantenere un alto livello di vigilanza, ricordando come la storia dimostri che gli attacchi antisemiti tendono a generare tentativi di emulazione. In questo quadro, i servizi di sicurezza monitorano con attenzione chat, piattaforme social e dark web, dove circolano contenuti di propaganda estremista e antisionista che possono alimentare processi di auto-radicalizzazione.

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