Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2025

Scarica il Lunario

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Parashà di Vaygàsh: Yosef difese la reputazione della famiglia

    In questa parashà vi è un versetto sulla cui interpretazione si sono cimentati almeno una dozzina di commentatori: “Allora Yosef non poté più contenersi (lehitapèk) dinanzi a tutti gli astanti, e gridò: Fate uscire tutti dalla mia presenza! E nessuno rimase con Yosef quando egli si rivelò ai suoi fratelli”.
    Il dibattito tra i commentatori verte sulla parola “lehitapèk” e la connessione con le parole “dinanzi a tutti gli astanti”.
    Rashì (Troyes, 1040-1105) nel suo commento scrive: “[Yosef] non poteva tollerare che gli egiziani presenti avrebbero visto l’imbarazzo dei suoi fratelli quando avrebbe detto loro che era Yosef”.
    R. Avraham ibn ‘Ezra (Tudela, 1089-1167, Calahorra) scrive che Yosef non poteva aspettare che i presenti se ne andassero spontaneamente e perciò diede ordine che tutti uscissero.
    R. ‘Ovadià Sforno (Cesena, 1475-1550, Bologna) commenta che Yosef fu così colpito dalle parole di Yehudà che non era più in grado di occuparsi di tutti i presenti. In altre parole diede ordine di cancellare tutti gli appuntamenti della giornata.
    Il commento del Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) prende spunto dalla traduzione aramaica di Onkelos (35-120 E.V.) che traduce “lehitapèk” con “Leitchasana” che significa “farsi forza”. Il Nachmanide afferma che nella sala erano presenti molte persone, egiziani e anche cortigiani del faraone. Costoro imploravano Yosef di perdonare Binyamin, perché erano rimasti commossi dalle parole di Yehudà. Yosef non aveva la forza di resistere a tutti i presenti e disse ai suoi servitori di fare uscire tutti gli estranei per poter parlare privatamente con i fratelli. Quando costoro se ne andarono, Yosef scoppiò in pianto e gli egiziani e i cortigiani del Faraone lo sentirono dal cortile. Facendo uscire tutti nessuno potè essere presente quando Yosef disse ai fratelli che l’avevano venduto come schiavo. Se la cosa fosse venuta a conoscenza degli egiziani l’effetto sarebbe stato rovinoso per Yosef e per i fratelli. La gente del paese avrebbe detto che la famiglia di Yosef era composta da gentaglia inaffidabile che non meritava di avere la libera residenza in Egitto. Avevano tradito il fratello e il padre e chissà cosa altro sarebbero stati capaci di fare!
    R. Meir Simcha Hakohen (Lituania, 1843-1926, Riga) nel suo commento Meshekh Chokhmà scrive che Yosef avrebbe voluto mantenersi freddo e calmo fino a quando i fratelli sarebbero venuti con il padre al fine di portare a realizzazione i suoi sogni che riteneva fossero stati profetici. Il primo sogno, quello dei covoni di grano dei fratelli che si inchinavano al suo covone era stato realizzato. Ora avrebbe voluto che si realizzasse anche il secondo sogno quello nel quale il sole e la luna e undici stelle si inchinavano davanti a lui. Yosef avrebbe voluto controllarsi e non farsi commuovere dalla situazione dei fratelli, così come i fratelli non avevano avuto compassione di lui quando li implorava di avere pietà e non lo ascoltarono e lo vendettero come schiavo. Ma Yosef non aveva la forza di resistere di fronte a tutti i presenti che non sapevano nulla di come era stato trattato dai fratelli e si rendeva conto che il suo comportamento nei loro confronti appariva oltremodo feroce e senza cuore. Continuare così sarebbe stato pericoloso per Yosef perché la sua reputazione e la reputazione della famiglia presso gli egiziani sarebbe stata severamente danneggiata.

    CONDIVIDI SU: