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    ‘’Bella da morire” – Mostra fotografica contro la violenza sulle donne

    “Bella da morire” è la mostra fotografica itinerante organizzata dall’associazione fotografica IKONICA a Via Ascianghi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere. Dal 14 al 18 gennaio saranno esposte al WE GIL 50 opere fotografiche di 37 fotografi amatoriali e professionisti. L’ideatore della mostra è Angelo Franceschi, fotoreporter de “La Repubblica” e di altre prestigiose testate internazionali. “Bella da morire” è una mostra itinerante che prevede molte tappe tra cui Palermo, Pisa e Milano, oltre che incontri nelle scuole.

     

    Le fotografie raccontano un tema purtroppo molto attuale in Italia, dove secondo l’ISTAT “il 31,5 % delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale”. Nel 2019 in Italia sono state uccise 111 donne, 116 nel 2020 e 109 sono le vittime di femminicidio al 21 novembre 2021. 

    L’ingresso alla mostra è gratuito. È possibile acquistare un catalogo con le fotografie esposte, scritti e testimonianze, il cui ricavato delle offerte sarà devoluto alla Onlus Be Free.

    Simona Pavoncello è tra i fotografi di IKONICA che ha partecipato al progetto con 2 fotografie. Simona fotografa per passione da circa 5 anni.

     

    Come è nata l’idea delle tue fotografie e cosa raccontano? 

     

    Io in genere faccio foto di street. Questa volta è stato più difficile perché dovevo cimentarmi con una foto che dovevo costruire io, non con qualcosa che vedevo e fotografavo. Una foto concettuale. Ho usato una gabbia per uccellini e una barbie racchiusa nella gabbia con un pugno di un uomo che è come se la tenesse prigioniera. Non ho quindi usato persone. Per la seconda foto ho fatto tipo un patchwork degli articoli che ho trovato sui giornali e da lì ho fatto uscire un pugno della violenza con delle macchie di sangue.

    Non abbiamo messo i nomi sotto le foto. Volevamo far vedere che è un lavoro globale, di tutti. Il nome è indicato solo sul catalogo insieme ad un testo di spiegazione della foto.  

    Crediamo molto in questo progetto per sensibilizzare l’opinione pubblica. Abbiamo scelto appositamente una data diversa dal 25 novembre (n.a. giornata contro la violenza sulle donne) … in modo da far ricordare sempre il problema.

     

    In che modo pensi che la fotografia possa contribuire a sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza sulle donne? 

     

    Sono una appassionata di fotografia. Penso che la fotografia trasmetta molto. La fotografia è come un quadro. La vedi con tutti i sensi: la vedi con gli occhi, senti l’odore della stampa.  Sono una appassionata. 

    Con questa mostra abbiamo mandato parecchi messaggi. Le foto non sono violente. Sono foto fatte da persone che lo fanno per passione. Sono foto che abbiamo fatto con il cuore e si vede!

    Sulla base di questa esperienza cosa pensi si possa fare di più per tutelare una donna vittima di violenza?

     

    Ieri al venissage sono venute due donne carabiniere del RaCIS (n.a. Ragruppamento carabinieri investigazioni scientifiche) che hanno raccontato che ancora poche donne denunciano. Pensiamo che più se ne parla più la donna si senta tutelata. Speriamo che sempre più persone riescano a denunciare. C’è l’aiuto da parte della società, delle istituzioni, delle forze dell’ordine. Si spera in una pena certa. Dovrebbero fare una legge più sicura per la tutela della donna (…) Più la gente sa, più vede i segnali, più si può denunciare. Più la gente conosce le cose più si spera che denunci. Speriamo di sensibilizzare l’opinione pubblica anche se siamo una goccia in mezzo al mare.  Sono un’ottimista, anche se ho fatto fare un piccolo passo già sarebbe un grande risultato.

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