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    Q di quattro

    La salvezza del popolo ebraico da una distruzione programmata è alla base della festività di Purim. Il personaggio chiave è la regina Ester che, informata da Mordechai, intercede presso il re Assuero per fermare l’intento del primo ministro Hamàn che ha già estratto la data del massacro. La regina Ester che ha mantenuto segreta fino a quel momento la sua identità ebraica, decide così di rivelarsi al Re che blocca l’intento criminale di Hamàn. 

    Da questo breve riassunto si capisce come Ester già dai tempi della Persia, abbia fatto decadere l’assioma che vede la bellezza e intelligenza come incompatibili. A ben guardare la sua personalità offre molti spunti, e qualche contraddizione, che ne hanno decretato il successo.

    Sarà quindi per questi suoi aspetti che la storia dell’arte ha attinto dall’iconografia della Meghillà, trovando in Ester un’ispirazione. Ora eroina, ora donna che sviene al cospetto di Assuero, Ester è stata rappresenta in modo diverso da Tintoretto, Artemisia Gentileschi, Guercino…

    Come ha riassunto l’arte contemporanea? “Purim: The Four Facets of Esther”, un lavoro di Rober Indiana del 1967 cerca di spiegarcelo. Indiana utilizza un linguaggio Pop dove lettere numeri, lettere e colori sostituiscono le figure. La storia e la regina sono scomposte in quattro monete con il Maghen David, come se fossero quattro distintivi da sceriffo ciascuno con una frase dove cambia una sola parola: dopo un digiuno e banchetto salva il popolo ebraico, ma senza la fede l’impresa sarebbe stata impossibile.

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