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    “West Side Story”, il miglior musical di sempre. Tre domande a Steven Spielberg

    Il 23 Dicembre esce nelle sale “West Side Story” nella versione di Steven Spielberg. Il regista affronta un progetto avvincente e  “rischioso” insieme al suo sceneggiatore Tony Kushner, già autore dei fondamentali “Munich” e “Lincoln”, trasportando sullo schermo, per la seconda volta, le celebri musiche di Leonard Bernstein, arrangiate da David Newman, con le parole del recentemente scomparso Stephen Sondheim, in cui il confronto delle bande giovanili nelle strade newyorkesi negli anni sessanta assume una dimensione contemporanea. Siamo nel periodo in cui sta per essere costruito il Lincoln Center e la storia d’amore tra l’americano Tony e la portoricana Maria, per quanto universale, diventa “solo” il teatro di una lotta di classe senza tempo. “West Side Story è una celebrazione della vita che sfocia poi nella tragedia. C’era un’attenzione chirurgica, sostenuta dall’ossessione per le ricerche di Tony. E soprattutto eravamo aperti a qualsiasi idea”, spiega Spielberg alla presentazione del film a cui hanno partecipato anche lo sceneggiatore Kushner, e l’attrice Rita Moreno, l’iconica Anita della versione originale. Shalom ha rivolto tre domande al regista di “Jurassic Park.”

     

    Steven Spielberg, come mai ha scelto per il suo primo musical “West Side Story”?

     

    Perché lo adoro da sempre. Sin dall’età dei miei primi 10 anni, quando i miei genitori mi hanno regalato la colonna sonora sognavo di realizzarlo.  È il miglior musical che esiste!

     

    Senta maestro, c’è un motivo specifico per il quale ha deciso di realizzare questo suo “West Side Story” proprio adesso? Crede forse che temi come il razzismo, l’immigrazione e la violenza nelle strade siano ancora più potenti oggi a distanza di più di 60 anni?

     

    Questa è una bella domanda. “West Side Story” parla della nostra società, quella di oggi, molto più che di quella degli anni 50, 60 in cui à ambientato. I temi che ha elencato sono molto più calzanti nei nostri giorni. Vedete per esempio la violenza nelle strade, l’uso delle armi e l’aggressività della polizia. Ecco perché abbiamo pensato con Tony Kushner di realizzare questa nostra versione proprio oggi.

     

    Il film è una versione aggiornata della pellicola originale. Che accorgimenti avete utilizzato per portarla verso un pubblico moderno?

     

    Dobbiamo subito dire che noi, non abbiamo adattato la versione cinematografica di Robert Wise ma piuttosto lo spettacolo di Broadway. E poi Tony ha una forte predisposizione per l’approfondimento dei personaggi. Per ognuno di essi ha costruito il suo back ground. Li ha resi più complessi. Ma anche se tutto questo non è direttamente visibile dal pubblico la sensazione che si ha è di qualcosa di più completo. E poi ci sono le musiche veramente splendide ma quelle funzionano sempre.

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