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    “Alla fine lui muore” (Giuntina) di Alberto Caviglia

    Duccio Contini è un giovane scrittore, che dopo il successo del suo primo libro, si trova a fronteggiare un bivio della sua vita. È confuso, ha perso completamente la voglia di fare qualsiasi cosa, eccetto che stare seduto sul divano di casa propria con un plaid sulle gambe. Ormai la costante è sentirsi fuori luogo sempre, finché una mattina tutto cambia. Sì, perché Duccio, all’alba del suo trentesimo compleanno fa una scoperta sconvolgente che gli cambierà la vita: è invecchiato. Così acquista un Fiat Panda usata, compra un comodo carrello della spesa, e una volta accettata di buon grado la notizia sceglie addirittura di scriversi l’epitaffio, per non farsi trovare impreparato, chiaramente.

    La tristezza, il senso di inadeguatezza è come sparito. Finalmente Duccio si gode la vista mozzafiato sui cantieri capitolini, accanto ai suoi nuovi amici ottantenni. Ma proprio quando pensa che tutto sia risolto, qualcosa gli sconvolge i piani. Di nuovo Alberto Caviglia, attraverso la satira che contraddistingue la sua scrittura, riesce a farci riflettere sorridendo, mettendo il lettore davanti al disagio esistenziale di molti giovani. Un espediente narrativo geniale che si esplica già nel titolo che “spoilera” il finale. Irriverente, graffiante e originale: “Alla fine lui muore” (Giuntina) è un romanzo capace di farci sentire tutti compresi davanti al senso di inadeguatezza e confusione che alberga in ognuno di noi.

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