Skip to main content

Scarica l’ultimo numero

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    A Cannes 2023 Jonathan Glazer racconta la banalità del male con “The Zone of Interest”

    Parlare della Shoah senza mettere in scena l’orrore dei campi di sterminio. È quello che è riuscito a fare il regista britannico Jonathan Glazer con “The Zone of Interest”, dove racconta la “banalità del male” attraverso il ritratto della famiglia del comandante di Auschwitz, Rudolf Höss. Mostrato in anteprima al Festival di Cannes, è considerato uno dei possibili vincitori della Palma d’Oro di quest’anno.


    Primo lungometraggio in lingua non inglese per Glazer, “The Zone of Interest” è ispirato al romanzo omonimo di Martin Amis del 2014, dalla cui base narrativa è nata questa pellicola, che mostra con una prospettiva inedita e apparentemente asettica e sterilizzata, le atrocità della Seconda Guerra Mondiale. Secondo la BBC, Glazer, “ha realizzato un film sulla Shoah come nessun altro – non descrivendo gli orrori subiti nei campi di sterminio, ma escludendoli”. Infatti, per oltre 100 minuti non si vedranno mai le atrocità che avvenivano ad Auschwitz, solo i rumori ci lasciano cosa sta accadendo accanto a noi: il ronzio costante dei forni in funzione, l’arrivo dei treni, le grida delle guardie o dei prigionieri, gli spari. 


    In un’intervista al Corriere della Sera, il regista britannico si è soffermato su un particolare dettaglio, la coesistenza tra due estremi: l’oasi idilliaca della villa degli Höss e il campo di sterminio di Auschwitz a pochi passi da loro. “L’orrore è un rumore di fondo, mentre Höss e sua moglie, a pochi metri, prendono il caffè, impermeabili alle atrocità”. 


    L’ambientazione, volutamente moderna, rende questo film unico nel suo genere. “Sembra una storia del XXI secolo. – ha spiegato – La sfida era quella di mantenere autenticità, coniugare la verità e la contemporaneità. C’è un’immersione nel tempo presente. Diversi analisti sostengono che l’Olocausto non tornerà più, io non ne sono così sicuro”.


    “Questa storia ci riguarda, la cosa che più spaventa è che potremmo essere come quei due. La possibilità che persone normali possano diventare dei mostri è nella natura umana” ha aggiunto il regista. Molto apprezzata dalla critica è stata anche la colonna sonora ricca di suoni distorti e stratificazioni soffocanti a cura di Mica Levi.


    CONDIVIDI SU: