“L’arte fa stare bene, l’arte è terapeutica insomma l’arte è medicina e quindi si può ben dire che la bellezza salverà il mondo”. Così diceva il principe Miškin ne “L’idiota” di Fedor Dostoevskij. Ed è proprio dall’arte che nasce questo romanzo di Gèrard Journo, “Dieci Vite in una” (edito da Belforte Salomone), romanzo ispirato alla vita di una ballerina del Crazy Horse. Un romanzo anticonformista, che racconta di una donna affascinante le cui vicende si dipanano tra Budapest, Parigi e Roma. La narrazione in prima persona cattura il lettore portandolo per mano nella storia del personaggio, facendolo passare attraverso la lente della grande storia, dagli anni della Seconda guerra mondiale fino a oggi. Così la protagonista ci fa emozionare, riflettere, sorridere e commuovere con tutte le sue vite, dense di dolore e contraddizione. Un senso di nostalgia e abbandono aleggia tra le pagine di questa opera che ci regala sogni, esperienze, desideri di una protagonista che entra nell’anima di chi la legge. Un libro nato, quasi per caso, negli anni difficoltosi della pandemia, la cui genesi è attribuibile all’arte e ai quadri che lo scrittore ritrova fortuitamente. Opere appartenenti alla collezione di una donna di origine ungherese, che vive a Roma gli ultimi anni della sua vita. Così il personaggio principale prende forma: una ballerina del Crazy Horse di Parigi che alla veneranda età di 94 anni si racconta. Ed è così che Gèrard comincia a scrivere il “Testamento spirituale” di questa intrigante donna, tratteggiandola con eleganza e charme.
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