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    Quando i diplomatici israeliani salvarono da Pinochet i dissidenti dal Cile

    Il giornale israeliano Haaretz ha riportato la straordinaria storia, raccontata per la prima volta, di come l’ambasciatore israeliano Moshé Tov abbia contribuito a salvare circa 300 nemici del regime di Augusto Pinochet nel 1973, in seguito al colpo di stato militare contro il presidente Salvador Allende. Per quasi mezzo secolo, questa missione di salvataggio israeliana è stata tenuta in gran parte nascosta.

     

    Alla fine del 1973, circa 300 dissidenti con legami con la sinistra politica furono presi sotto le ali dei diplomatici israeliani con sede in Cile e salvati dalle mani della giunta militare che aveva appena preso il potere. Ritenuti nemici della dittatura guidata dal generale Augusto Pinochet, furono prelevati da nascondigli segreti, introdotti di nascosto nei bauli delle auto dell’ambasciata israeliana e scortati fino all’aeroporto, dove vennero caricati e portati in salvo. L’ambasciata israeliana fornì loro biglietti aerei, passaporti e altri documenti di viaggio necessari, spesso sotto falso nome.  Almeno 30 di questi dissidenti trovarono rifugio negli uffici dell’ambasciata stessa. Scrivanie e macchine da scrivere furono spostate per far posto a letti in cui far dormire i “nemici del regime”. Secondo alcuni dati, probabilmente furono alloggiati nella residenza privata dello stesso ambasciatore israeliano.

     

    Se non fosse stato per l’intervento dei diplomatici israeliani, i dissidenti sarebbero stati sicuramente condannati all’ergastolo o peggio. La maggior parte di loro, ma non tutti, erano ebrei. “Abbiamo fornito rifugio a coloro che lo chiedevano, ebrei e non ebrei allo stesso modo”, ricorda Ruth Tov, la vedova di 90 anni dell’allora ambasciatore di Israele in Cile, Moshé Tov, durante un’intervista rilasciata ad Haaretz nella sua casa fuori Tel Aviv. “Non c’era discriminazione per noi, andavano messi in salvo”. Inoltre, secondo quanto raccontato dalla donna, suo marito avrebbe scortato personalmente i dissidenti all’aeroporto, al fine di assicurarsi che non fossero intercettati e giustiziati durante il tragitto.

    Alla vigilia del colpo di stato militare del settembre 1973, circa 30.000 ebrei vivevano in Cile. Il loro numero oggi è sceso a circa 18.000, molti dei quali hanno deciso di partire per Israele, Argentina e Stati Uniti. L’operazione di salvataggio durò diversi mesi in seguito al colpo di stato militare dell’11 settembre 1973, quando fu rovesciato il governo socialista guidato da Salvador Allende.

     

    In questa eroica impresa di salvataggio al fianco di Moshè Tov, che aveva assunto il suo incarico presso l’ambasciata a Santiago due anni prima, c’era Benjamin Oron, il primo segretario dell’ambasciata.  I due diplomatici israeliani furono in grado di condurre l’operazione con la piena collaborazione e benedizione di Abba Eban, Ministro degli Esteri all’epoca del colpo di stato, e Yigal Allon, che lo avrebbe sostituito pochi mesi dopo.

     

    Tuttavia, qualche notizia trapelò e quando si seppe che i diplomatici israeliani ospitavano dissidenti politici, la giunta militare cercò di fermarli. Pochi giorni dopo il colpo di stato, la polizia segreta venne inviata all’ambasciata per perquisire i locali. Tov si rifiutò, bloccando l’ingresso dell’ambasciata con il proprio corpo.  “Questo è uno spazio extraterritoriale”, disse agli uomini pesantemente armati.  “Non potete entrare.” Ci sarebbero voluti molti anni prima che Tov, morto nel 1989, venisse riconosciuto per il suo coraggio.  Nel 2016, la sua famiglia ha ricevuto un certificato dal Ministero degli Esteri cileno in cui si esprimeva gratitudine per i suoi atti di eroismo durante uno dei più oscuri capitoli della storia del Paese.

     

    Il numero ufficiale delle vittime delle violazioni dei diritti umani sotto il generale Augusto Pinochet, che governò il Cile dal 1973 al 1990, è di 40.018.  Quel numero include 3.065 cileni uccisi o scomparsi con la forza, oltre a decine di migliaia che vennero torturati o imprigionati per motivi politici. Ci sarebbero voluti ancora alcuni anni, tuttavia, prima che un pubblico più ampio venisse informato delle sue gesta. 

     

    “È stato nel 2019, subito dopo aver assunto il mio incarico, che sono stata accompagnata nella mia visita dal direttore del Museo della Memoria e dei Diritti Umani di Santiago” racconta Marina Rosenberg, Ambasciatrice israeliana in Cile.  “Mi ha mostrato una grande mappa appesa a una delle pareti che indicava tutti i paesi in cui erano stati aiutati i cileni perseguitati da Pinochet”. Così L’ambasciata israeliana ha deciso di mettersi al lavoro per scovare quante più informazioni possibili sulle attività di Tov e dei suoi complici in seguito al colpo di stato.  Tutto il materiale venne poi consegnato a Raúl Gamboni Silva, giornalista e regista, a cui è stato commissionato di intraprendere la propria ricerca e di trasformare il tutto in un documentario fruibile al pubblico di tutto il mondo.

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