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    Tre libri per il 27 gennaio. Raccontare l’inferno della Shoah attraverso la letteratura

    Da sempre la scrittura riesce a portare alla luce anche le emozioni nascoste, quelle che si rifiugiano nel profondo di ognuno di noi. La scrittura dà voce al dolore, ai traumi e a tutte quelle sensazioni che le parole da sole non riescono a spiegare. Raccontare il dramma della Shoah attraverso la letteratura è stata per molti testimoni e sopravvissuti la chiave per provare a lenire il dolore della Shoah. Lo strumento attraverso cui storici, studiosi e ricercatori raccontano le pagine più nere della Storia del Novecento, per non dimenticare. Per questo proponiamo tre libri di recente pubblicazione che come letture per questo 27 gennaio. Tre storie, tre esistenze attraverso cui ricordare.

     

    1) “Figlie della Resistenza. La storia dimenticata delle combattenti nei ghetti nazisti” di Judy Batalion (Mondadori)

    Figlie della resistenza è un romanzo forte che porta con sé una storia vera che narra di lotta per la libertà, amicizia femminile e tanto coraggio. L’autrice, studiosa canadese e nipote di sopravvissuti alla Shoah, ricostruisce le vicende accadute a Varsavia nel 1943. Dopo essere state testimoni della barbara uccisione della loro comunità decine di giovani donne ebree mettono su un movimento ebraico di resistenza tutta al femminile. Sono «ragazze del ghetto» che a sangue freddo rischiano la loro vita, sabotando e combattendo contro il giogo nazista. Nascondono armi, fronteggiano la Gestapo, usano l’arma della seduzione contro i nazisti per poi ucciderli e cercano con tutte le loro forze di raccontare al mondo cosa stia realmente accadendo. Aiutando e curando altri ebrei cercano in tutti i modi di resistere. Una straordinaria pagina di Storia, per lungo tempo dimenticata, torna alla luce grazie a questo romanzo.

     

    2) “Il ragazzo che liberò Auschwitz” di Roberto Genovesi (Newton Compton Editori) 

    In uscita nelle librerie il prossimo 24 gennaio, si tratta di un toccante racconto di fantasia che parte da eventi realmente accaduti, portando in superficie il punto di vista di coloro che testimoniarono per la prima volta l’orrore dei lager. È la storia di Vady, ragazzo ucraino rimasto orfano per mano nazista, che il 27 gennaio entra nel campo di Auschwitz, assieme ad altri fotografi e reporter. Sarà assieme alla sua Leica che Vady vedrà con i suoi occhi quei crimini terribili. Quello che appare nelle foto è ciò che somiglia di più all’inferno sulla terra, ed è tra tutta quella distruzione che spunta un dettaglio interessante: una ragazzina senza nome. Così Vady, animato dal forte desiderio di trovarla, documenta al contempo minuziosamente l’evento più terribile della Storia del Novecento: Auschwitz- Birkenau. 

     

    3) “La matta di piazza Giudia. Storia e memoria dell’ebrea romana Elena Di Porto” di Gateano Petraglia (Giuntina)

    Rivoluzionaria, anticonformista, pioniera del femminismo. Forte e incompresa, un personaggio ribelle, un’antifascista convinta, ma soprattutto una donna animata dal desiderio di indipendenza ed emancipazione. Si tratta di Elena Di Porto, conosciuta anche come “La matta di piazza Giudia”. Nasce a Roma l’11 novembre del 1912, lì cresce e nel quartiere ebraico tutti la considerano matta. Dopo la promulgazione delle leggi razziali del ‘38 ha una colluttazione con dei fascisti intenti a schiaffeggiare un ebreo. Elena non ci sta, si ribella, è pronta a combattere anche da sola, non perché sia matta, ma perché non ha paura. L’atto non resta di certo impunito ed Elena viene arrestata e assegnata al confino di polizia in Sicilia dal 1940 al 1942. Dopo essere stata liberata dagli alleati, si trova a Roma nei giorni dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Anche lì non resta ferma, anzi, organizza rivolte e assalti alle armerie per combattere i tedeschi. Con l’arrivo del “sabato nero” degli ebrei romani, il tragico 16 ottobre 1943, le cose si complicano. Elena riesce a fuggire alla retata dell’ex ghetto, ma di fronte all’ennesimo sopruso lei non ci sta, così viene deportata ad Auschwitz. Le vicende di Elena, che si dipanano in un arco temporale che va dal 1938 al 1943, rappresentano uno spaccato fondamentale di cronaca degli ebrei romani in quegli anni duri. A tracciare egregiamente il suo profilo è lo storico Gaetano Petraglia, funzionario archivista presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel suo libro “La matta di piazza Giudia. Storia e memoria dell’ebrea romana Elena Di Porto”, un racconto che riporta alla luce, attraverso testimonianze e ricerche d’archivio, un personaggio femminile forte e impavido.

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