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    Elezioni presidenziali americane: la questione Israele

    Mancano ormai poco più di due mesi alle elezioni più importanti dell’anno, quelle che sceglieranno il prossimo presidente americano. Ci sono molte e diversissime ragioni per prendere posizione fra i Trump e Biden, e non è cero questo il luogo di parlarne. Ma la politica americana nei confronti di Israele è vitale per lo stato ebraico e dunque vale la pena di capire quali differenze emergerebbero a seconda del vincitore. Trump è stato finora in assoluto il presidente più filoisraeliano della storia; Biden ha respinto le pressioni (che ci sono state da parte della sinistra democratica) per inserire nel suo programma il boicottaggio di Israele e si è proclamato filoisraliano. Ma ha fatto parte dell’amministrazione Obama e ha condiviso le sue scelte contro Israele, compresa l’astensione all’ultima mozione al consiglio di sicurezza dell’Onu che sconfessava Israele oltre il tempo massimo, quando già Trump era stato eletto. I presidenti americani sono “re elettivi”, ma non comandano da soli, rispondono al loro elettorato. E’ dunque molto interessante un sondaggio dell’Economist (pubblicato anche qui: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/285666 ) che ha chiesto ai futuri elettori che cosa pensano sia Israele per gli Usa. Due terzi degli elettori di Trump (66%) vedono Israele come un alleato strategico, più il 17 % che lo considera “amichevole” (per un totale di 83% di giudizi positivi), mentre solo un quarto di quelli di Biden (24%) lo considera “alleato” e il 38% di “amichevoli” (totale 62%).  In queste cifre c’è il problema di Israele nella politica americana: l’appoggio dei democratici è diventato tiepido e dubbio, mentre quello degli elettori di Trump è forte e convinto. Ciò corrisponde al peso crescente fra i democratici dell’estrema sinistra di Sanders, Sarsour, Octavio-Cotezez, che in genere è molto anti-israeliana, quando non francamente antisemita. Se Biden sarà eletto, al di là delle sue convinzioni personali, costoro certamente avranno la forza e la determinazione di esigere una politica sfavorevole a Israele.

     

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