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    Emergenza Coronavirus: qualcuno potrebbe approfittare per attaccare Israele

    Secondo il buonsenso, i grandi problemi collettivi come l’attuale epidemia dovrebbero essere gestiti nell’interesse di tutti, sospendendo i conflitti e lavorando insieme per superare la crisi. Purtroppo non accade così, quasi mai nella storia questi comportamenti virtuosi si sono realizzati, almeno fuori dal quadro della solidarietà generalmente avvertita e cioè delle nazioni o di collettività minori come le tribù, le regioni, le città. Si cercano spesso capri espiatori, e per questo i periodi di epidemia sono stati spesso tempi di atroce persecuzione antiebraica, come nella peste del 1348. Anche oggi girano voci antisemite, per fortuna isolate. La crisi delle istituzioni rischia di provocare comportamenti asociali. Ma soprattutto non cessano i conflitti internazionali, che anzi si possono aggravare, anche perché indicare un nemico esterno da combattere può essere uno sfogo per le difficoltà interne. Questo pericolo è particolarmente grave per Israele, circondato com’è da nemici aggressivi, che hanno investito da sempre infinitamente più risorse nelle armi che nel benessere dei propri cittadini, sanità inclusa. Per questa ragione Israele, oltre a difendersi dall’epidemia e a cercare cure, come sta facendo a quanto pare con buon successo, deve prepararsi a possibili attacchi da Gaza, dall’Autorità Palestinese, dall’Iran e dai suoi satelliti Libano e Siria. E’ un momento molto delicato anche sul piano politico interno, per la difficoltà di formare un governo omogeneo, sionista, capace di raccogliere il consenso dell’elettorato. Si può solo sperare che le forze politiche sioniste accolgano l’appello di Netanyahu a un governo d’emergenza che realizzi l’unità nazionale finché la situazione non si sarà normalizzata.

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