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    L’antisemitismo in Germania e l’attentato di Kippur

    Manfred Gerstenfeld (Berlino: Capitale dell’antisemitismo europeo, BESA Center Perspectives Paper No. 1,305, October 3) ha di recente posto in rilievo che a Berlino si registrano dozzine di casi di aggressioni fisiche contro ebrei, rabbini compresi. Gli allievi ebrei hanno dovuto lasciare le scuole pubbliche. Il 35% dei berlinesi assimila gli israeliani ai nazisti. Per anni, gli esperti hanno considerato Malmö, la terza città svedese per popolazione, come la capitale europea dell’antisemitismo, ora superata da Berlino, dove ci sono 40 mila ebrei contro i cinquecento di  Malmö. Una relazione del Berlin’s Research and Information Center on Antisemitism (RIAS) ha registrato  1.083 incidenti di antisemitismo nel solo 2018.

    Il commissario berlinese all’antisemitismo, Lorenz Korgel,  ha avvertito nel maggio 2019 che portare la kippà in pubblico espone ad attacchi frequenti. Gideon Joffe, Presidente della Comunità ebraica di Berlino, ha detto che un terzo degli allievi ebrei dei licei ha subito l’antisemitismo. In questo brodo di coltura, non è sorprendente che un neonazista, Stephan Baillet, abbia tentato di entrare in una sinagoga di Halle, in Germania, gremita di fedeli per Yom Kippur, non riuscendoci ma, per contro, uccidendo due persone e ferendone gravemente altre due. In seguito, il Presidente dell’organismo centrale dell’ebraismo tedesco ha dichiarato che era scandalosa la mancanza  di protezione della Sinagoga.

     L’aggressore intanto dichiarava in diretta attraverso i social media che l’Olocausto non ha mai avuto luogo e che gli ebrei sono alla radice di tutti i problemi.  

     È abbastanza interessante notare come chi voleva provocare una strage di ebrei riuscisse nel contempo a dichiarare che la mattanza di ebrei nell’Olocausto fosse un falso; perché gli ebrei non sarebbero stati uccisi dal nazismo se lui stesso, un nazista, voleva ucciderli, motivando la sua aggressione con l’idea che gli ebrei siano la causa di tutti i mali? Queste contraddizioni (gli ebrei sarebbero una razza inferiore, però dominerebbero il mondo, il che è incomprensibile) sono il segno distintivo del nazismo.

    Ora vi sono condanne da ogni dove, però si tratta di un vieto rituale, laddove non siano corredate da azioni preventive e consecutive. In Italia, circolano correntemente notizie distorte sull’ebraismo e su Israele, e limitarsi a ricordare la Shoà si dimostra una strategia più che insufficiente, incomprensibile. Le teorie cospirative necessiterebbero di una controinformazione simile, per dire, a quella posta in essere nei riguardi dei nemici dei vaccini. Per non dire dell’imperdonabile inerzia collettiva nel far passare la definizione IHRA di antisemitismo, per cui basta scrivere ‘sionista’ al posto di ’ebreo’ per essere liberi di  offendere. Più che limitarsi alle parole di circostanza, seguendo il più stantio e inutile dei copioni, sarebbe opportuno ragionarci sopra.

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