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SPECIALE PESACH 5784

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    LA CRISI DI GOVERNO E LA NAVE ITALIA

    La crisi di Governo pone sul tappeto delle questioni rilevanti che riguardano la nave Italia; non tanto il suo attuale e futuro equipaggio ma, segnatamente, coloro che vi sono sopra ed, in primis i suoi cittadini. Anche se da parecchio si è soliti attribuire le colpe agli altri e mai a sé stessi, non sarebbe male capire che, così facendo, sarà difficile migliorare e migliorarsi. Si tratta di una vecchia abitudine della quale siamo tutti responsabili; se ora attribuissi la colpa agli altri di cotanto malvezzo, ricadrei anch’io nel comportamento che sto criticando. Attribuire la responsabilità ai clandestini, agli scafisti, alle banche, ai massoni, alla Francia e alla Germania, equivale  a dichiarare la propria difficoltà di far fronte ai problemi, mentre un’Italia prospera e sicura di se stessa dovrebbe essere in grado di far valere gli interessi nazionali alla pari con gli altri Stati europei. Per farlo, occorre ammodernare il Paese, forse rivedendo qualche volta quel video nel quale Ronald Reagan, quando gli domandavano cosa dovesse fare lo Stato per il Paese, rispondeva: ”nulla, perché lo Stato è il problema”, oppure rifacendo il verso a John F. Kennedy: “non domandate cosa l’Italia possa fare per voi, ma ciò che voi potete fare per l’Italia”.


    L’Italia è un Paese di enormi potenzialità che non attendono altro che essere liberate, purché si ricordi l’insegnamento di Montesquieu, secondo il quale le leggi debbono essere adeguate alle nazioni alle quali si applicano. Inoltre, a chi continuasse nella caccia al capro espiatorio, vorrei ricordare di versarci il copyright, perché si tratta di un’istituzione (diciamo) nostra e, a chi volesse ulteriori informazioni, consigliamo di dare una prima occhiata al Levitico, per poi proseguire con altre letture. 


    Non possiamo vivere nella rassegnazione di un continuo declino, ma vogliamo dei patrioti, ed il solo modo di dimostrare il patriottismo è che, chiunque governi, abbia cura di mettere il Paese in condizioni di competere e vincere nell’Unione europea e nel mondo. Per farlo, potrebbe essere opportuno coniugare un sano pragmatismo col rispetto dei diritti fondamentali. Non dovrebbe essere, necessariamente, un compito impossibile.

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