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SPECIALE PESACH 5784

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    L’ipocrisia dell’Unione Europea. Gli animali ‘soffrono’ solo se uccisi da ebrei e musulmani

    La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito il diritto degli stati membri di subordinare la possibilità di uccisione degli animali a requisiti “umanitari”, impedendo in pratica la macellazione rituale ebraica (e anche quella musulmana) perché avvengono senza lo stordimento preventivo degli animali che è proibito dalla legge ebraica, non ha avuto echi sulla stampa ma merita una riflessione, perché rischia di rendere impossibile la vita agli ebrei osservanti in buona parte d’Europa. C’è un’ipocrisia di fondo in una società che permette, anzi incoraggia la caccia, le cui vittime non sono certo stordite preventivamente; che ospita sul suo territorio enormi allevamenti di animali da pelliccia destinati a una morte crudele per futili motivi (in Danimarca hanno ammazzato recentemente un paio di milioni di visoni, per il sospetto di un contagio virale); che usa largamente gli animali per la sperimentazione clinica anche di cosmetici, spesso allo scopo preciso di misurare la loro sofferenza quando sono sottoposti a prodotti tossici; che alleva in condizioni orribili decine di milioni di bovini, pollame, ovini, suini, che spesso non hanno letteralmente lo spazio per girarsi su se stessi; che consente l’esistenza di circhi in cui gli animali sono costretti a comportamenti innaturali e dolorosi (pensate solo agli elefanti costretti a danzare su due zampe)… e proibisce però forme di macellazione concepite nell’antichità per minimizzare la sofferenza degli animali. Un dolore inutile che, per chi non lo sapesse, la legge ebraica interdice energicamente. Insomma, sotto questi provvedimenti c’è una cecità o uno strabismo morale. Lo stesso che porta altri a voler proibire la circoncisione dei minori, ma non la chirurgia estetica sulle bambine. Io credo profondamente nel rispetto degli animali (e naturalmente dei bambini), sono diventato vegetariano trent’anni fa avendo assistito all’uccisione (non rituale) di un cavallo in un macello trasformato durante un festival in luogo di spettacolo. Sono contento di sapere che nella tradizione ebraica la condizione naturale dell’uomo è vegetariana e la carne fu permessa dopo il Diluvio solo come concessione alla fragilità umana. Ma so anche, per osservazione personale, che nei macelli – quelli “buoni” – gli animali sanno benissimo di essere portati alla morte e lo stordimento, che è attuato di per sé in maniera violenta con una sorta di chiodo sparato nella fronte, non cambia la loro consapevolezza è solo una scusa. O un pretesto: la solita ipocrisia dell’Unione Europea, debole coi forti e prepotente coi deboli, ma che non cessa mai di esaltarsi per la sua “moralità” e la “tutela dei diritti”. Salvo rinunciarvi di fronte alla resistenza della Turchia, della Russia. O magari anche solo dell’industria della caccia.

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