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    La pandemia e l’anarchia di chi rifiuta regole e divieti

    Nelle ultime settimane sono scoppiati  in Israele incidenti abbastanza gravi fra la polizia, che cercava di far rispettare le disposizioni sul distanziamento sociale approvate dalla Knesset e due gruppi ben distinti, che rifiutano entrambi di rispettarli. Da un lato vi sono gruppi di charedim, i religiosi più tradizionalisti, dall’altro gli ultrasinistri che non intendono sospendere per qualche settimana le loro manifestazioni contro Netanyahu neanche per sottrarre se stessi e il resto della popolazione dal contagio. In Israele la seconda ondata dell’epidemia è particolarmente pesante, il che rende più gravi questi scontri; ma anche gli “Antifa” e i “BLM” americani, gli estremisti di destra tedeschi e altri gruppi di estrema destra e di estrema sinistra in mezzo mondo hanno rifiutato violentemente le precauzioni mediche e le disposizioni di legge. Questi incidenti sono il sintomo di un vento di anarchia che spira nelle democrazie occidentali. Esso ha delle spiegazioni politiche e culturali, fra cui vale la pena di indicare: a) la radicalizzazione politica che porta a delegittimare i governi della parte politica opposta; b) una certa invadenza dello stato a regolare ogni cosa ed in particolare la sfiducia ormai generalizzata nell’imparzialità della magistratura che è diventata sempre più politica in tutto il mondo; c) il rifiuto dell’autorità sia politica che intellettuale e delle competenze specialistiche, che è una delle conseguenze culturali di internet e dei social media; d) la prevalenza della politica dell’identità sempre più frammentata sulla percezione degli interessi comuni. Si tratta di un vento anarchico molto pericoloso, perché minaccia lo scontro di tutti contro tutti. Inoltre esso mostra una (speriamo momentanea) impotenza del sistema democratico che ha bisogno del consenso per funzionare e non lo sta ottenendo, di fronte agli stati autoritari che facilmente impongono l’ordine con la violenza. Questo rischio è particolarmente accentuato per uno stato sotto la mira del terrorismo e dei nemici interni, come Israele.

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