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    Parashà di Bereshìt: Caino e Abele

    Nel suo commento alla Torà (Einei Yisroel, pp. 29-33), rav Israel Belsky (New York, 1938-2016) che fu a capo della yeshivà Torah Vodaas a Brooklyn, afferma che Caino era stato il primo ad avere l’idea di  portare un’offerta al Creatore. Caino errò nel non rendersi conto che la sua “invenzione” era difettosa perché mancava in essa l’elemento del “hiddùr”, abbellimento, e non aveva offerto il meglio dei suoi frutti. Questo sminuì il valore della sua offerta. Abele invece migliorò l’idea di Caino portando come offerta i più selezionati animali del suo gregge. Il risultato fu che l’offerta di Caino non fu gradita mentre lo fu quella di Abele. 

                Nella Torà questo episodio è così descritto: “E avvenne, di lì a qualche tempo, che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno;  e Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. E l’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu molto irritato e rimase abbattuto.  E l’Eterno disse a Caino: «Perché sei tu irritato? e perché hai il volto abbattuto?  Se agirai bene potrai andare a testa alta,  ma se non agirai bene,  il peccato sta in agguato alla porta, esso ha desiderio di te; ma tu puoi dominarlo»” (Bereshìt, 4:3-7).

                In questo versetto è inserito il principio della libera scelta (bechirà chofshìt). Sfortunatamente Caino non apprezzò il consiglio dell’Eterno. Invece di riconoscere il suo errore e correggerlo, Caino procedette nell’assassinare il fratello: “E Caino ne parlò ad Abele suo fratello.  E avvenne che, quando furono nei campi, Caino si levò contro Abele suo fratello, e l’uccise” (ibid., 8).

                R. David Povarsky (Belarus, 1902-2022, Benè Beràk) che fu capo della yeshivà di Ponevizh a Benè Beràk, citato da rav Belsky, commentò che l’assassinio di Abele fu il risultato delle parole astiose di Caino che era adirato per il fatto che la sua offerta non era stata accettata. Da qui si impara che anche con le migliori intenzioni quando si parla essendo adirati i risultati sono distruttivi. Questo spiega anche perché la Torà tace e non rivela quali furono le parole di Caino. 

                Rav Belsky aggiunge che né Caino né Abele contribuirono in modo significativo a popolare il mondo. Il progenitore del mondo fu Set, il terzo figlio di Adamo ed Eva. Il primo tentativo di popolare il mondo non ebbe quindi molto successo. Nel Talmud babilonese (Yevamòt, 62b)  r. Yehoshua’ insegna che se un uomo si era sposato da giovane [ed era rimasto vedovo] deve risposarsi quando è in età matura; e se ha avuto figli da giovane, deve anche cercare di averne quando è in età matura perché non si sa quale figlio sarà migliore. I maestri imparano questo principio da un versetto di Kohèlet dove è scritto: “La mattina semina il tuo seme e la sera non dar riposo alle tue mani, perché non sai qual lavoro riuscirà, se questo o quello o se saranno buoni tutt’e due” (Ecclesiaste, 11:6). 

                R. Belsky fa notare che i discendenti di Caino si distinsero facendo alcune importanti invenzioni: Yuvàl inventò degli strumenti musicali e Tuvàl Caìn, strumenti di rame e di ferro. Abele invece, nonostante fosse stato il primo ad applicare il principio dell’abbellimento della mitzvà, non diede altro contributo alla civiltà. 

                Shemuel David Luzzatto (Trieste, 1800-1865, Padova) nel suo commento (Perùsh Shadàl, p. 35) afferma che la Torà cita i nomi di Yuvàl, di Tuvàl Caìn e di sua sorella Na’amà, perché le persone di fama e di valore in quei tempi venivano adorate come divinità. Pertanto il Santo Benedetto volle insegnare ad Israele che non erano altro che normali esseri umani. Incidentalmente, il Luzzatto suggerisce che Yuvàl era Apollo, Tuvàl Caìn era Vulcano e Na’amà era Venere.

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