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    Quando Israele non è libera di abbattere quattro baracche abusive

    A pochi chilometri da Gerusalemme, di fianco alla strada per il Mar Morto sorge da qualche anno un insediamento beduino, uno come diversi altri che si trovano su quella strada. Si chiama Khan al-Ahmar. Sono baracche di lamiera e legno senza verde, senza strade segnate, senza ordine, circondati da cumuli di immondizia. Dalla strada non si vede, ma mancano i collegamenti dell’acqua e delle fognature. Non c’è ragione economica o geografica perché sia lì. Mancano del tutto i permessi edilizi, è completamente abusivo. E infatti da anni Israele cerca di sgomberarlo, come qualunque paese fa con gli insediamenti abusivi, e ha assegnato ai suoi abitanti case in un villaggio regolare e fornito dei servizi civili qualche chilometro più in là. Ma i beduini, spinti dall’Autorità Palestinese non mollano e anche l’Unione Europea li ha finanziati e ha fornito loro strutture per restare. Ne è nata una lunga battaglia legale che si è conclusa qualche giorno fa alla Corte Suprema con un ordine definitivo di sgombero. I palestinisti hanno minacciato violenza e per difendere gli abusivi si è mossa l’Unione Europea con Mogherini e una mozione parlamentare che minaccia “serie conseguenze” (http://www.israelhayom.com/2018/09/09/eu-warns-of-serious-consequences-to-razing-illegal-%e2%80%8ebedouin-village-%e2%80%8e/). Che l’Autorità Palestinese cerchi pretesti contro Israele non è una novità, ma che l’Europa voglia dettare le politiche urbanistiche in una zona che Oslo assegna al controllo israeliano è un atto giuridicamente insensato. La ragione è geopolitica: Khan al-Ahmar è un tassello importante per tenere Gerusalemme circondata da insediamenti arabi e isolarla da Giudea e Samaria. A questo scopo politico e militare l’Unione Europea viola la legge internazionale interferendo nell’amministrazione israeliana: puro imperialismo.

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