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SPECIALE PESACH 5784

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    QUANDO UNA TESTATA PRENDE A TESTATE

    L’articolo 2 della Legge 3 febbraio 1963, n. 69,
    recante Ordinamento della
    professione di giornalista, richiamato dall’articolo 1 del
    Testo unico dei doveri del giornalista, approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei
    Giornalisti nella riunione del 27 gennaio 2016, dispone che “è

    diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica,
    limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della
    personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità
    sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla
    buona fede
    (nostra
    sottolineatura)….”.

    Abbiamo fatto un riscontro rapido,
    forse anche superficiale e, non avendo trovato alcuna eccezione all’obbligo di
    rispetto della “verità sostanziale dei fatti” quando un servizio giornalistico
    riguardi lo Stato d’Israele, ci siamo domandati il perché di certi articoli sul
    conflitto arabo – israeliano. A dirla tutta, ci siamo pure domandati se sia
    così difficile capire che la cattiva informazione costituisce il principale
    ostacolo alla pace assieme ad una fucina di odio di cui non si sente la
    necessità.

    Eppure, ai Direttori di testata
    sarebbe bastato dare lo stesso sguardo che abbiamo dato noi a qualche
    enciclopedia affidabile ed alle sue ramificazioni per accorgersi
    dell’inopportunità di immettere in circolo certi gioielli della letteratura
    giornalistica. La risposta che, anche qui, ci siamo dati, collega tale
    scadimento al declino culturale. Tuttavia – anche qui – non abbiamo rinvenuto
    alcun obbligo di assecondare siffatto declino tentando con tutte le forze di
    farne parte e, se possibile, di accentuarlo con entusiasmo.

    Non si tratta, da parte nostra, di
    levare delle critiche allo stile o alla cultura politica, bensì di far presente
    a qualche Direttore che l’odio gratuito non è indispensabile né alla sua
    carriera né alle sorti della sua testata. Anzi, se una testata inizia la
    discesa, non sarà l’abbassamento di qualità a sollevarne le sorti. Una postilla:
    appare vieppiù irreale discorrere del ventennio quando talvolta si fa per
    diletto ciò che prima si compiva per obbligo.

    Non bisogna sottovalutarsi: se la
    pace in Medio Oriente è impossibile, un piccolissimo contributo lo si deve anche al mancato confronto con quella “verità
    sostanziale dei fatti” richiamata dalla citata legge del 1963, un periodo
    storico sicuramente più felice di quello che stiamo attraversando. Allora
    avevamo Gaetano Afeltra, Enzo Biagi, Indro Montanelli e tanti altri: se ci sono
    degni successori, per favore, si facciano avanti.

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