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SPECIALE PESACH 5784

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    NSO Group sullo spyware Pagasus: “Non risponderemo ulteriormente a false accuse”

    Gira da qualche giorno sui media internazionali quello che può essere definito lo “scandalo Pegasus”, ovvero lo spyware sviluppato dalla nota società di cyberintelligence israeliana NSO Group che é stato utilizzato da diversi governi per spiare giornalisti ed attivisti di diversi governi in giro per il mondo.

     

    Pegasus é uno spyware (letteralmente un software spia n.d.r.) che può essere installato all’insaputa degli utenti su dispositivi mobili, attraverso l’invio di un messaggio, lo squillo di una telefonata o in totale trasparenza dell’utente, e permettere quindi l’attivazione dell’audio, della fotocamera, oltre a controllare la posizione geografica e consentire cosi a chi gestisce lo spyware di ascoltare, registrare telefonate e, addirittura, di utilizzare la fotocamera con i relativi archivi.

     

    Al centro dell’indagine riportata da 17 agenzie media (tra cui le testate giornalistiche The Guardian, Le Monde, The Washington Post) guidate dall’organizzazione non profit del giornalismo Forbidden Stories con sede a Parigi, c’è un elenco di 50.000 numeri di telefono (tra cui 200 giornalisti), oltre ai numeri di 14 capi di Stato tra cui il Presidente francese Emmanuel Macron e il re del Marocco Mohammed VI,  che sarebbero stati messi sotto sorveglianza da governi e organizzazioni di tutto il mondo attraverso Pegasus.

     

    Pegasus é definito dal governo israeliano come un arma, e il suo utilizzo all’estero richiede una vera e propria esportazione attraverso una licenza gestita dal Ministero della Difesa. Nel 2007, una legge ha incaricato la DECA (Defence Export Controls Agency) di vigilare nelle esportazioni di prodotti militari, o di simile utilizzo, che può quindi autorizzare o meno la commercializzazione di questa tipologia di prodotti.

     

    Finora la gestione di Pegasus da parte di DECA ha resistito a diversi controlli, nel luglio 2020 un tribunale israeliano ha respinto un ricorso di Amnesty International per revocare la licenza del software e ha dichiarato che la procedura di autorizzazione governativa è rigorosa e che il Ministero della Difesa continua a vigilare gli esportatori israeliani di questa tipologia di sistemi di sicurezza/difesa, una supervisione che può portare alla revoca delle licenze nei casi in cui vengano scoperte violazioni dei diritti umani.

     

    Da parte sua, NSO Group ha negato le affermazioni derivanti dall’indagine di Forbidden Stories e descrive l’accaduto come “materiale riciclato avulso dalla realtà, basato su invenzioni e teorie di complotto”.

     

    Il governo israeliano, attraverso il Ministro della Difesa Benny Gantz ha affermato che Israele approva l’esportazione di tecnologia solo a governi: “esclusivamente allo scopo di prevenire ed indagare su crimini e terrorismo”. Il Ministero della Difesa ha promesso che saranno intraprese “azioni appropriate” se NSO Group avesse violato i termini della licenza di esportazione.

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