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    Il nuovo governo Natanyahu: 4 domande importanti

    Oggi alle 11 è prevista la presentazione alla Knesset (il parlamento monocamerale di Israele) del nuovo governo presieduto da Benjamin Netanyahu. È un momento importante, perché Israele non riusciva a formare una maggioranza politica coerente da quattro anni, punteggiati da cinque elezioni parlamentari. È anche un momento di conflitto, perché una parte del mondo politico israeliano si era illusa in questi anni di essere riuscita a eliminare Netanyahu dalla vita politica e anche di avere superato la distinzione fra destra e sinistra. E invece si ritrovano un gabinetto Netanyahu caratterizzato da un programma esplicitamente di destra, nazionale e religiosa. Se il nuovo governo agirà bene o male, si vedrà in futuro. Certamente esso corrisponde ai risultati elettorali ed è pienamente legittimo dal punto di vista politico e giuridico. Ci sono comunque alcune domande che vale la pena di farsi sul suo programma, perché la propaganda interna e internazionale ha fatto molta confusione.

     

    Da quali partiti è appoggiato il nuovo governo e chi gli si oppone?

    Il Likud, storico partito di centrodestra che nasce dalla leadership di Menachem Begin ed è presieduto da Netanyahu, ha 32 seggi sui 64 della maggioranza. Sono alleati con lui i sionisti religiosi (14 seggi divisi fra tre piccoli partiti), i religiosi sefarditi di Shaas e quelli askenazinti della lista UTJ (composta a sua volta da due partiti). Contrari sono le due liste arabe (Ra’am, legata alla fratellanza musulmana) e la lista unitaria composta da comunisti e nazionalisti palestinesi vicini a Hamas; e poi i laici progressisti di Yesh Atid (presieduto da Lapid, 24 seggi), i socialisti di Avodà ormai di sinistra estrema, i nazionalisti antireligiosi di Israel Beitenu (presieduto da Liberman) il partito di Gantz (Unità nazionale, 12 seggi) che raggruppa ex generali e trasnfughi del Likud. In tutto l’opposizione, molto frammentata ideologicamente, ha 56 seggi.

     

    E’ vero che il nuovo governo vuole boicottare gli omosessuali?

    No, è un’insinuazione propagandistica infondata. Netanyahu l’ha smentito e ha scelto come nuovo presidente della Knesset  Amir Ohana, omosessuale dichiarato. Negli accordi di maggioranza vi è una clausola che prevede la possibilità di obiezione di coscienza per ragioni religiose rispetto a certe regole; per esempio sarà possibile organizzare eventi pubblici, come concerti e manifestazioni religiose tendendo separati uomini e donne, secondo le norme delle tradizione ebraica. Sarà anche possibile l’obiezione di coscienza su certe medicine o certi servizi, se essi sono disponibili altrove. Ma è escluso che questo comporti il boicottaggio di categorie di persone sgradite.

     

    Il nuovo governo annetterà Giudea e Samaria?

    No, Netanyahu si è impegnato internazionalmente a non farlo. Il governo si propone di avere un atteggiamento più comprensivo nei confronti delle comunità stabilite oltre la linea armistiziale del ‘49, rendendo meno difficili i riconoscimenti dei nuovi villaggi e le licenze di costruzione. In particolare il governo si è impegnato ad aiutare la crescita della comunità di Hebron e ad abrogare la legge che proibisce gli insediamenti nelle località abbandonate da Sharon nel 2005.

     

    Netanyahu vuole eliminare l’indipendenza della magistratura?

    No, vi è un piano per permettere alla Knesset di riapprovare, forse a maggioranza qualificata, le leggi abrogate dalla Corte Suprema e per modificare la procedura con cui sono scelti i giudici. La Corte suprema ha in Israele un potere senza paragoni nel mondo occidentale, funziona insieme da Corte di Cassazione e da Corte Costituzionale (in assenza di una costituzione scritta, si è data senza una base legislativa il potere di abrogare le leggi, soprattutto sulla base delle sue convinzioni su quali siano i principi fondamentali della democrazia). Inoltre può essere interpellata da chiunque, senza la mediazione di altri giudici come in Italia o negli Usa, e dunque ha la possibilità di intervenire subito sui casi controversi. Il progetto del nuovo governo, ha detto uno dei capi del partito sionista religioso, Bezalel Smotrich, è di rendere il sistema giuridico più simile a quello degli Stati Uniti.

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