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    Il valore simbolico dei futuri accordi di pace tra Israele e Sudan

    Israele normalizzerà i rapporti con il Sudan entro la fine dell’anno. Questo l’annuncio arrivato dal ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen una volta tornato dalla missione a Khartoum, capitale del Sudan.

     

    Secondo quanto riferito dal ministro Cohen alla stampa, durante l’incontro con il leader sudanese Abdel Fattah al-Burhan è stato finalizzato il testo dell’accordo che sarà successivamente firmato a Washington DC. La volontà dei due paesi di normalizzare i rapporti era già nota nel 2020, quando il primo ministro Benjamin Netanyahu incontrò segretamente in Uganda al-Burhan, tuttavia la formalizzazione degli Accordi di Abramo era rimasta in sospeso a causa dell’instabilità politica in corso nella nazione africana, oggetto anche di un colpo di stato militare del 2021.

     

    “La visita odierna in Sudan pone le basi per uno storico accordo di pace con un Paese arabo e musulmano strategico”, ha dichiarato Cohen in conferenza stampa. “L’accordo di pace tra Israele e Sudan promuoverà la stabilità regionale e contribuirà alla sicurezza nazionale dello Stato di Israele”, ha aggiunto.

     

    Il valore simbolico degli accordi tra Israele e Sudan

     

    “Khartoum è ricordata in Israele come la città in cui i Paesi arabi decisero gli storici ‘tre no’: niente pace con Israele, niente negoziati con Israele e niente riconoscimento di Israele”, ha ricordato il ministro degli Esteri israeliano. Infatti nel 1967, tre mesi dopo che scoppiasse la Guerra dei Sei Giorni, la capitale sudanese fu sede dell’incontro della Lega Araba nel quale i membri giurarono di non riconoscere Israele. 

     

    Inoltre, sebbene il Sudan non abbia né l’influenza né la ricchezza degli altri paesi arabi del Golfo, un accordo di pace con il paese arabo africano riveste un ulteriore significato per Israele. Infatti, nel 1993 gli Stati Uniti dichiararono il Sudan stato sponsor del terrorismo a causa del sostegno a gruppi terroristici ferocemente anti-israeliani come Hamas e Hezbollah. Sotto la dittatura di Omar al-Bashir inoltre il Sudan serviva da via di transito per le forniture di armi iraniane ai terroristi palestinesi nella striscia di Gaza. Dopo il colpo di stato con il quale è stato destituito al-Bashir, che era al potere da trent’anni, il paese ha compiuto un netto cambio di direzione, partendo proprio dall’instaurazione dei rapporti con Israele.

     

    Quale sarà il prossimo paese a normalizzare i rapporti con Israele?

     

    Il premier israeliano Netanyahu ha affermato a più riprese la volontà di ufficializzare i rapporti con l’Arabia Saudita. Anche durante la visita di Blinken in Israele, il primo ministro aveva posto l’attenzione non solo sulla minaccia iraniana, ma anche sull’apertura degli Accordi di Abramo a nuovi Paesi, con il regno saudita su tutti. Infatti la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi diventerebbe un vero e proprio spartiacque nella travagliata storia del Medio Oriente, dove un accordo tra lo Stato ebraico e i sauditi significherebbe un incredibile passo avanti nella stabilità della regione.

     

    Nonostante le recenti tensioni con i palestinesi, la diplomazia corre spedita

     

    L’ondata di attentati che nelle scorse settimane ha colpito Israele non sembra infatti fermare la diplomazia israeliana che di giorno in giorno fa sempre più passi da gigante. Dall’intensificazione dei rapporti tra i paesi membri degli Accordi di Abramo fino all’apertura dell’ambasciata del Ciad in Israele e all’annuncio dei futuri accordi di pace con il Sudan, lo Stato ebraico non si sta facendo influenzare dal terrorismo palestinese che vuole spostare l’attenzione sulla propria causa per rallentare i vari accordi che il ministero degli Esteri sta trattando con le cancellerie di altri Paesi che ancora non riconoscono ufficialmente Israele.

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