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    Israele colpisce il cuore della Jihad Islamica palestinese: continua l’Operazione Scudo e Freccia

    Con l’eliminazione di diversi leader della Jihad Islamica palestinese (PIJ) attraverso un raid dell’aviazione israeliana, ha avuto inizio l’Operazione “Scudo e Freccia”. Oltre agli attacchi contro i membri del gruppo terroristico, sono stati presi di mira anche numerosi siti per la produzione di armi, tra cui una fabbrica di razzi a Khan Yunis e un impianto utilizzato per produrre componenti in cemento per tunnel terroristici. Inoltre, sono stati distrutti sei complessi militari e una postazione militare appartenenti al PIJ. Almeno 13 palestinesi, compresi i massimi funzionari del PIJ, sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani, e altre 20 persone sono rimaste ferite.

     

    Netanyahu e Gallant non hanno convocato il gabinetto di sicurezza prima di lanciare l’operazione, ricevendo il permesso dal procuratore generale Gali Baharav-Meara per farlo. Inizialmente avevano pianificato di prendere di mira i terroristi venerdì, ma hanno aspettato per motivi tecnici.


     

    Chi erano i leader della Jihad Islamica?

     

    Con un bombardamento ad altissima precisione i caccia israeliani ieri notte hanno colpito gli appartamenti di tre funzionari di alto grado della Jihad Islamica palestinese, riuscendo persino a non creare danni strutturali al palazzo dove si trovavano i terroristi.

     

    Nell’attacco sono stati uccisi: Khalil Bahitini, comandante delle Brigate al-Quds nel nord della Striscia di Gaza; Tareq Ezzaldin, portavoce del movimento che gestisce anche attività terroristiche in Cisgiordania e a Gaza; e Jihad Ghanem, segretario di consiglio militare del movimento.

     

    Bahitini era il comandante operativo più anziano del movimento e il responsabile del lancio di razzi contro Israele nel mese scorso e stava pianificando ulteriori lanci di razzi nel prossimo futuro, secondo quanto riportato dall’IDF.

    Ezzaldin, portavoce del PIJ, era invece il responsabile delle comunicazioni tra il movimento e le sue cellule in Cisgiordania, del trasferimento di fondi e del coordinamento degli sforzi di incitamento in territorio israeliano.

    Ezzaldin era uno dei prigionieri rilasciati durante lo scambio di prigionieri di Gilad Shalit. Ghanem, segretario del consiglio militare del PIJ, era uno degli operativi più anziani e responsabile del coordinamento per il trasferimento di fondi e armi dal PIJ ad Hamas.


     

    La reazione dei gruppi terroristici

     

    Diversi gruppi armati palestinesi, tra cui la Jihad islamica palestinese e Hamas, hanno avvertito che Israele pagherà un prezzo pesante per il raid di ieri.

    In una primo momento, PIJ ha dichiarato che “ritiene il nemico sionista pienamente responsabile di questo atroce massacro terroristico che ha superato ogni limite e ha costituito una grave violazione del cessate il fuoco”. Successivamente il gruppo terroristico ha affermato che le ritorsioni da parte loro non tarderanno ad arrivare.

     

    Lo stato ebraico già da ieri mattina si sta preparando a un eventuale lancio di missili da parte dei gruppi terroristici, facendo evacuare i paesi vicini alla Striscia e richiamando centinaia di riservisti.

     

    L’IDF sta prestando particolare attenzione a ciò che farà Hamas: si unirà alle ritorsioni oppure si limiterà a condannare l’attacco? Un loro coinvolgimento comporterebbe un inasprimento di questa attuale escalation.

    In alcune città sono stati aperti i bunker pubblici, anche a Tel Aviv, dove la municipalità ha rasserenato i cittadini specificando di recarsi nei rifugi solo in caso del suono della sirena.


     

    Le dichiarazioni del governo israeliano

     

    Ieri mattina il ministro della difesa Gallant ha fornito diversi dettagli sull’operazione. “Già martedì scorso avevo incaricato l’IDF e lo Shin Bet di essere pronti a contrastare i tre terroristi, che sono responsabili per aver lanciato razzi contro Israele e per aver diretto numerosi attacchi in Israele” ha dichiarato Gallant durante un incontro con i leader del consiglio e funzionari nel sud di Israele.

     

    Anche il primo ministro Benjamin Netanyahu ha commentato l’inizio dell’Operazione Scudo e Freccia. “È chiaro che il 95% dei problemi di sicurezza di Israele vengono dall’Iran”, ha detto Netanyahu in una conferenza per Habithonistim, un forum di ex alti ufficiali della Difesa.

     

    “Abbiamo a che fare con un tentativo da parte dell’Iran di avviare una campagna su più fronti contro di noi”, ha affermato. “Bisogna essere preparati per una campagna su più fronti. Se necessario, possiamo farlo”. Netanyahu ha anche affermato che Israele farà tutto il possibile per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare e cercherà di impedire all’Iran di “stabilire fronti terroristici intorno a noi”. “Israele ha chiarito in passato e chiarisce ancora che chiunque avvii attacchi terroristici contro di noi non sarà perdonato. Proteggeremo i cittadini di Israele ovunque e con tutta la forza”, ha aggiunto.

     

    In serata con un discorso alla nazione il premier israeliano, il ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore Hertzi Halevi e il direttore dello Shabak Ronen Bar hanno parlato dell’Operazione. “Israele resta unita nella lotta al terrorismo” ha affetmato Netanyahu.

     

    “Abbiamo dimostrato a tutti coloro che avevano bisogno di un promemoria che siamo determinati a contrastare qualsiasi minaccia e ad agire contro chiunque cerchi di farci del male. – ha dichiarato Gallant – Nella campagna contro le organizzazioni terroristiche, non agiamo nella foga del momento. Questa campagna non è finita, è ancora davanti a noi. Il sistema di sicurezza è preparato per qualsiasi scenario e per una campagna prolungata e integrata.”

     

    “Va ricordato che il terrorismo opera all’interno della popolazione civile e quindi mette in pericolo i residenti della Striscia di Gaza: facciamo ogni sforzo per prevenire danni a coloro che non sono coinvolti. L’IDF continuerà l’attività operativa, in qualsiasi momento e in qualsiasi arena, e sarà preparata per qualsiasi sviluppo” ha aggiunto Halevi.

    Mentre il capo dello Shin Bet Ronen Bar ha rivelato che “uno degli uccisi è responsabile di una cellula a Jenin che intendeva lanciare razzi dalla West Bank”. 

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