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    L’agosto del ‘29 a Hebron, Gerusalemme e Safed: le stragi più terribili prima della fondazione di Israele

    Le origini del terrorismo

     

    Spesso gli antisionisti dicono che la colpa del terrorismo è “dell’occupazione” ebraica della Giudea e Samaria (e magari anche di Gaza, anche se gli ebrei non ci sono più da molti anni). Peccato che il terrorismo di stato (le guerre dei paesi arabi contro Israele) e quello di gruppi non statali, come l’OLP e le organizzazioni che vi aderiscono, siano ben precedenti alla Guerra dei Sei Giorni del 1967 e alla liberazione dei territori che ne fu la conseguenza. A questa obiezione i palestinisti replicano che il problema viene dalla costituzione dello Stato di Israele del 1948, un “furto” della terra palestinese e una “catastrofe”. Ma anche questa tesi, recentemente rilanciata da Mohamed Abbas nella sua famigerata conferenza stampa a Berlino sui “50 olocausti” è smentita dai fatti.

     

    Le stragi del 1929

     

    Alcune delle peggiori stragi di ebrei commesse dagli arabi in Terra di Israele risalgono al 1929, diciannove anni prima della proclamazione dello Stato di Israele. Non sono le prime, perché i pogrom iniziarono più di cent’anni fa, nel 1920-21. Ma quelle del ‘29 furono particolarmente efferate e generali; vale la pena di parlarne oggi perché si svolsero proprio in questi stessi giorni di fine agosto, distribuite soprattutto fra Gerusalemme, Hebron e Sefad, in tutto più di duecento assassinati, solo per la colpa di essere ebrei, quasi tutti religiosi e disarmati.

     

    Il problema della mechitzà

     

    La dinamica dei fatti è interessante, perché ricorda vicende attuali. La storia inizia dallo Iom Kippur (il giorno dell’espiazione) dell’anno precedente. Gli ebrei di Gerusalemme avevano l’abitudine come ora di pregare al Muro Occidentale del Tempio, il Kotel. Il luogo era però molto diverso da oggi, davanti al Muro non vi era uno spiazzo ma solo un vicolo e fino a che era durato il dominio ottomano, gli ebrei non avevano il permesso di portare niente in quel luogo, neppure sedie e leggii per pregare. Non era neppure permesso separare lo spazio degli uomini da quello delle donne, come la tradizione richiede per i luoghi di preghiera. Ma per Kippur, il 23 settembre 1928, gli ebrei di Gerusalemme portarono al Kotel un divisorio (in ebraico mechitzà) per adempiere a questo precetto. Tanto bastò a suscitare l’ira degli arabi che pretesero dagli inglesi la “tutela dello status quo” con rimozione dello schermo, che fu eseguita dai soldati britannici con notevole violenza, anche se senza vittime. In seguito Haj Amin al Husseini, il Muftì di Gerusalemme che in futuro sarebbe stato ospite e seguace di Hitler, fece distribuire volantini agli arabi del Mandato in cui si affermava che gli ebrei stavano progettando di impossessarsi della moschea di al-Aqsa e diceva che il governo inglese era “responsabile di qualsiasi conseguenza di qualsiasi misura che i musulmani potessero adottare allo scopo di difendere [quella parte della moschea …]  per prevenire una tale intrusione da parte di gli ebrei.” Le provocazioni continuarono. Nell’ottobre del 1928 il Gran Mufti organizzò una nuova costruzione vicino al Muro. I muli venivano guidati attraverso l’area di preghiera lasciando cadere spesso escrementi e le acque reflue venivano gettate sugli ebrei. Un muezzin fu incaricato di eseguire la chiamata islamica alla preghiera direttamente accanto al Muro, impedendo le preghiere ebraiche.

     

    Tishà beAv

     

    Dopo un po’ gli incidenti sembravano conclusi, ma la tensione montò di nuovo nel periodo precedente al digiuno del 9 del mese di Av, che quell’anno cadeva a fine agosto: il 15 una manifestazione ebraica con bandiere e slogan attraversò la città vecchia di Gerusalemme fino al Kotel. Il 16 arrivarono gli arabi, che andarono al Kotel a bruciare liberi di preghiera e rotoli della Torà. Il 17 fu ferito un ragazzo ebreo a Meà Shearim, che morì il 20. IL 23 e 24 vi furono scontri in cui la polizia britannica scelse di schierarsi cogli arabi, in cui vi furono 17 morti nell’area di Gerusalemme. I pogrom continuarono nei giorni successivi.

     

    Hebron

     

    I disordini si estesero però subito nel resto del paese. La haganà, la forza di difesa che è l’antenata dell’esercito israeliano, temeva per la vita dei 600 ebrei di Hebron, stabiliti nella città da tempo immemorabile (Hebron è il luogo della tomba del patriarchi e la prima sede del regno di Davide, non vi era mai mancata una popolazione ebraica da oltre tremila anni). Gli uomini dell’autodifesa ebraica però furono respinti e contro gli ebrei di Hebron si scatenò il pogrom più terribile. 68 ebrei furono assassinati a freddo, inclusi vecchi, bambini, donne incinte; 58 feriti; parecchi torturati e violentati – dai loro vicini con cui avevano convissuto fino al giorno prima. Quel che restava fu poi obbligato dagli inglesi a evacuare la città. Chi oggi parla come “coloni” degli ebrei che abitano le case che appartenevano alla comunità di Hebron e furono allora allora dagli arabi, ignora che si tratta del bottino di questa strage.

     

    Il resto del paese

     

    Un’altra strage efferata fu quella di Safed, il 29 agosto, quando nella cittadina dell’alta Galilea furono uccisi 50 ebrei e 80 furno feriti. Il kibbutz Mishmar Ha Emek fu completamente distrutto. Attacchi arabi avvennero anche ad Acco, Haifa, Tel Aviv, Beit Shean, Ramat Rachel e in altre località minori. Gli ebrei furono costretti a evacuare i paesi a prevalenza araba come Jenin, Nablus, Gaza, Tulkarem. Se si vuole stabilire una data di inizio alla totale separazione fra arabi e ebrei che fino ad allora avevano convissuto, sia pur fra molti incidenti, essa risale proprio a quell’agosto di novantatré anni fa, quando sotto la direzione del muftì di Gerusalemme e con la tolleranza degli inglesi la popolazione araba cercò di eliminare gli ebrei, prima di tutto quelli religiosi che avevano sempre convissuto con loro, perché più deboli, disorganizzati e disarmati: il momento più terribile del terrorismo arabo (allora non era ancora chiamato palestinese) prima della fondazione dello stato di Israele.

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