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    Nuovo studio israeliano segnala: l’uso di immagini ed emoji può diminuire potere e autorevolezza

    Viviamo nel mondo dei social: da Instagram a Tik Tok. Un mondo in cui tutto è istantaneo e basta un’immagine per comunicare velocemente, e in maniera efficace, con tutti. Eppure, se nel contesto lavorativo l’intento è di comunicare autorevolezza ai colleghi, al capo o ai subordinati, bisognerebbe considerare di ridurre l’uso di immagini ed emoji a favore delle parole: queste sono le conclusioni di un nuovo studio israeliano condotto presso la Coller School of Management dell’Università di Tel Aviv. I ricercatori hanno recentemente concluso che i dipendenti che usano immagini ed emoji nelle loro e-mail, profili Zoom, o persino in loghi illustrativi aziendali come le magliette, sono percepiti come meno potenti di quelli che utilizzano le parole.

    Il nuovo studio ha esaminato le risposte di un campione di partecipanti americani ai messaggi verbali rispetto a quelli pittorici, in diversi contesti. I risultati sono stati chiari: in tutti gli esperimenti gli intervistati hanno attribuito più potere alla persona che favoriva una rappresentazione verbale rispetto ad una visiva del messaggio che si intendeva far arrivare.

     

    “Oggi siamo tutti abituati a comunicare con le immagini, e i social lo rendono facile e divertente. I nostri risultati, tuttavia, sollevano una bandiera rossa – spiegano i ricercatori – in alcune situazioni, soprattutto in un ambiente lavorativo, questa pratica può essere rischiosa, perché segnala una bassa autorità.  Bisognerebbe pensarci due volte prima di inviare un’immagine o un’emoji alle persone del proprio staff o in qualsiasi altro contesto in cui si desidera essere percepiti come potenti o superiori”.

     

    Lo studio è stato condotto dalla Dott.ssa Elinor Amit e dal Prof. Shai Danziger della Coller School of Management dell’Università di Tel Aviv, in collaborazione con la Prof. Pamela K. Smith della Rady School of Management dell’UCSD. L’articolo è stato successivamente pubblicato sulla prestigiosa rivista Organizational Behaviour and Human Decision Processes.

     

    Per testare la loro ipotesi, i ricercatori hanno condotto una serie di esperimenti in cui sono stati presentati vari scenari quotidiani a centinaia di intervistati americani. In un esperimento ai partecipanti è stato chiesto di immaginare di fare la spesa in un negozio di alimentari e di vedere un altro acquirente indossare una maglietta dei Red Sox. A metà dei partecipanti è stata mostrata una maglietta con il logo rosso con scritto “Sox” mentre l’altra metà è stato mostrato il logo pittorico, privo di parole. Coloro che hanno visto la t-shirt con il logo pittorico hanno valutato chi lo indossava come meno potente e autoritario rispetto a chi aveva sulla maglia il logo con la scritta per esteso.

     

    Risultati simili si sono ripetuti in una serie di altri contesti. In un altro esperimento, ad esempio, è stato chiesto agli intervistati di immaginare di partecipare ad un ritiro di un’azienda chiamata Lotus. A metà dell’esperimento è stato detto loro che una dipendente aveva scelto una maglietta con il logo scritto Lotus, mentre all’altra metà è stato detto che un’altra dipendente aveva scelto il logo che riportava un’immagine minimalista del fiore di loto. Ancora una volta, gli intervistati hanno attribuito maggiore potere alla dipendente che aveva scelto il logo con la scritta piuttosto che quello con l’immagine.

     

    A causa del Covid-19, le riunioni online hanno intensificato l’uso piattaforme come Zoom e Microsoft Teams che sono diventate un elemento organizzativo essenziale. I ricercatori hanno esaminato gli effetti dell’uso di immagini e parole in questo importante contesto organizzativo. Ai partecipanti è stato chiesto di scegliere uno dei due co-partecipanti per rappresentarli in un gioco competitivo. Il primo co-partecipante aveva scelto di rappresentare se stesso con un profilo con un’immagine, mentre l’altro aveva scelto di rappresentarsi con un profilo con una scritta. Il 62% dei partecipanti ha selezionato il co-partecipante che aveva scelto di rappresentarsi con il profilo in cui era presente una frase. Pertanto, i dipendenti che segnalano la propria autorevolezza usando le parole hanno maggiori probabilità di essere selezionati per posizioni di potere, rispetto a coloro che segnalano la loro posizione utilizzando delle immagini.

     

    “Perché le immagini segnalano che un mittente è a bassa potenza? La ricerca mostra che i messaggi visivi sono spesso interpretati come un segnale del desiderio di una vicinanza social. Di conseguenza, segnalare la volontà di una vicinanza sociale, usando le immagini, significa essenzialmente dimostrare minore autorità” spiega il Dottor Amit. “Va tuttavia segnalato che tale discorso è solitamente irrilevante nelle relazioni strette, come ad esempio nelle comunicazioni tra i membri della famiglia. Per quanto riguarda invece altre arene della nostra vita, soprattutto nell’ambito lavorativo o negli affari, dove prevalgono le relazioni di potere dovremmo essere più consapevoli dell’impressione che i nostri messaggi hanno sui loro destinatari”.

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