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    Proibite in Israele pellicce e foie gras in nome del benessere degli animali

    Ci sono moltissime ragioni per amare Israele e alcune sono ovvie: il popolo ebraico che vi fiorisce, il ricordo dei luoghi biblici, la bellezza del territorio, la libertà, la democrazia e la tolleranza che vi si ritrova, la lingua ebraica che risuona di nuovo dopo 2000 anni, la scienza, la tecnologia, l’iniziativa economica, l’arte, la letteratura. Ma ce ne sono altri meno noti. Per esempio il fatto che Israele è forse lo stato al mondo che ha maggiore cura per il benessere degli animali.

     

    Non si tratta naturalmente solo dei tantissimi gatti che girano sovrani per le città israeliane, e neppure della cura per il ripopolamento degli antichi animali selvatici della regione, dagli avvoltoi del Golan ai “cani di Canaan”, dalle gazzelle allo stambecco della Nubia e dagli sciacalli all’orice d’Arabia che prosperano nel deserto, fino ai delfini, agli squali e ai coralli dei suoi mari. Vi è una grande cura della fauna selvatica e quando nei mesi scorsi un’epidemia di febbre aviaria ha ucciso circa 5000 gru in quella meravigliosa riserva naturale che è la valle di Hula, subito a nord del Lago di Tiberiade, vi è stata molta preoccupazione e un tentativo molto deciso di contenere l’infezione.

     

    Ma l’impegno animalista va al di là della fauna selvatica. Negli ultimi anni lo stato di Israele ha preso alcuni provvedimenti all’avanguardia per impedire forme di consumo che sacrificano il benessere animale. Il primo è stata la proibizione della nutrizione forzata delle oche per produrre il foie gras, di cui fino a un paio di decenni fa Israele era il terzo produttore mondiale. Oggi la produzione di fegato d’oca è del tutto proibita in Israele e chi vuole cibarsi di questa leccornia tradizionale, che ha probabilmente origini ebraiche nel Medioevo, deve importarla dall’Europa. E’ un paradosso, perché l’oca è un cibo kasher (cioè adatto alla nutrizione nella tradizione religiosa ebraica), ma la procedura di produzione del foie gras è dolorosa e invalidante per gli animali e la sua proibizione risale ormai a una decina d’anni.

     

    Più radicale ancora è la proibizione delle pellicce, che dall’inizio di quest’anno non si possono più produrre e nemmeno commerciare in Israele, con la sola eccezione dei cappelli di pelliccia, i cosiddettti shreitmel che fanno parte dei costumi tradizionali di alcuni gruppi religiosi chassidici  provenienti dall’Europa orientale. Per non discriminare questi charedim, la legge stabilisce che la proibizione del commercio ammette l’”eccezione degli utilizzi per la ricerca, lo studio e alcune tradizioni religiose”; ma vi è una forte pressione perché anche in questi cappelli la pelliccia sia sostituita da materiali artificiali, che ormai la simulano bene. 

     

    Insomma il rispetto per gli animali, che ha basi nelle norme della Torà che impongono di evitare loro sofferenze inutili anche durante la macellazione, è un principio importante per gli ebrei e per lo stato di Israele: un fatto su cui non riflettono coloro che sempre più numerosi in Europa, cercano di impedire la produzione di carne kasher proprio col pretesto del benessere animale.

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