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    Un’ordinaria giornata in Israele

    Le proteste a Tel Aviv, il funerale a Ra’anana e l’operazione militare per arrestare gli assassini di Elan Ganeles a Gerico. Una giornata che sembrerebbe fuori dall’ordinario in qualsiasi parte del globo, ma non Israele, dove da mesi eventi del genere sono ormai quasi all’ordine del giorno. Un periodo delicato per lo Stato Ebraico tra le manifestazioni contro la riforma giudiziaria promossa dal governo e i continui attentati terroristici che in meno di una settimana ha già visto tre vittime, l’ultima sepolta ieri.

     

    I funerali di Elan Ganeles, 26enne israelo-americano rimasto ucciso in un attacco terroristico nei pressi del Mar Morto, si sono svolti a Ra’anana. La famiglia di Ganeles, che è volata in Israele per seppellire il ragazzo da West Hartford, nel Connecticut, è stata accolta da una grande folla che si è stretta attorno ai genitori e ai fratelli. “La nostra perdita è una perdita per il mondo”, ha affermato la madre che ha ricordato Elan. “Aveva un’intera vita davanti, voleva così tanto vedere il mondo, assorbire ogni aspetto”. Elan, che era in visita in Israele per partecipare al matrimonio di un amico, ha prestato servizio nell’IDF come programmatore di computer prima di tornare negli Stati Uniti per conseguire la laurea. “Ci sentiamo come se una parte del nostro essere ci fosse stata tolta. Era così amato e ci mancherà così tanto” hanno concluso i suoi genitori.

     

    Proprio mentre si stavano svolgendo i funerali di Elan Ganeles l’esercito israeliano stava portando avanti un’operazione nel campo profughi di Aqabat Jabr, adiacente a Gerico, a seguito di informazioni fornite loro dallo Shin Bet. Due uomini palestinesi sospettati di aver compiuto l’attentato di lunedì, sono stati arrestati, ha detto l’IDF. Un terzo sospetto armato è stato colpito mentre tentava di fuggire e preso in custodia dall’esercito. Il primo ministro Benjamin Netanyahu in una dichiarazione ha elogiato “l’IDF e lo Shin Bet per aver localizzato i terroristi in breve tempo e aver eseguito un’operazione precisa”.

     

    A pochi chilometri da Ra’anana, nel cuore di Tel Aviv, più precisamente vicino alle torri Azrieli, invece, per la prima volta si sono verificati dei disordini durante le manifestazioni contro la riforma giudiziaria. Infatti i poliziotti, per la prima volta dall’inizio delle proteste circa due mesi fa, hanno lanciato gas lacrimogeni, granate assordanti e sparato con cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti che stavano tentando di bloccare l’autostrada Ayalon. Almeno 11 persone sono rimaste ferite negli scontri, mentre 39 persone sono state arrestate durante le manifestazioni a livello nazionale per aver bloccato le strade e interrotto il servizio. “La violenza contro gli agenti di polizia, come il lancio di pietre e oggetti contro gli agenti di polizia, è, per me, oltrepassare una linea, cosa che non permetteremo”, ha detto il capo della polizia Kobi Shabtai, che ha sottolineato come diversi agenti di polizia sono rimasti feriti durante i disordini.

     

    Un clima infuocato quello che sta vivendo lo Stato Ebraico e che è alimentato da più fronti: in particolare quello politico e quello della sicurezza, che stanno mettendo a dura prova non solo il governo, ma la società israeliana stessa, estremamente polarizzata.

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