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    PROBLEMI DI HALAKHÀ: UN PAGAMENTO IMPOSSIBILE

    PROBLEMI
    DI HALAKH
    À CONTEMPORANEA
    ALLA LUCE DELLA PARASH
    À SETTIMANALE.
    PARASH
    À DI VAIETZE 5779: UN PAGAMENTO IMPOSSIBILE

     

    di
    rav Roberto Colombo

    Yaakòv,
    trascorsi vent’anni nella casa di Lavàn, prima di lasciare la Diaspora per
    tornare con le mogli e i figli in terra di Israele, ricorda al suocero tutte le
    angherie da questo commesse. Tra i soprusi commessi da Lavàn, Yaakòv include:
    “Tu mi hai modificato il compenso per dieci volte”. Lavàn prometteva un
    pagamento e poi lo modificava a lavoro concluse e questo, secondo la Torà, non
    è permesso.

    Domanda:
    accadde a Tel Avìv. Un tale decise di rinnovare il proprio salotto e chiamò
    un’impresa di ristrutturazioni edili. Il padrone di casa e il muratore
    incaricato del lavoro si concordarono per una cifra che si aggirava attorno ai
    mille dollari. Uscendo, il muratore notò nel salotto un quadro di suo
    piacimento e chiese al padrone di casa se era possibile ricevere il disegno in
    cambio del prezzo pattuito. Il padrone accettò di buon proposito. Terminati i
    lavori, la moglie del padrone di casa si accorse che il marito stava per
    staccare il quadro dal muro per darlo al muratore. La donna, però, era assai
    affezionata al dipinto che le fu regalato dal nonno quand’era ancora giovane
    perciò vietò al consorte di staccare il quadro. Così l’uomo offrì al muratore
    la cifra pattuita al principio. Il muratore, però, disse che a termini di legge
    il pagamento doveva essere effettuato con il quadro e non con il denaro in quanto
    questi erano gli accordi pattuiti prima di iniziare i lavori. Che fare? Che
    cosa dice la Halakhà in questi casi? I due, entrambi osservanti, si rivolsero
    al Tribunale Rabbinico cittadino.

    Risposta:
    Rabbì Moshè Isserlès (Choshèn Mishpàt 332, 4) sulla base dell’insegnamento di
    Rabbènu Ashèr, scrive che un lavoratore a cui è stato promesso un oggetto in
    pagamento per un’opera svolta, non diviene il legittimo proprietario di tale
    oggetto finché costui non lo abbia afferrato e tenuto nelle proprie mani. Pertanto
    chi si è avvalso del lavoro dell’operaio può ancora sostituire il pagamento
    proposto con del denaro contante. In tal caso, però, il Tribunale Rabbinico
    esecrerà pubblicamente colui che non ha mantenuto l’impegno dichiarando ad alta
    voce: “Colui che ha fatto pagare le colpe ai peccatori viventi all’epoca del
    diluvio universale; Colui che ha fatto pagare le colpe ai peccatori viventi
    nella generazione successiva al diluvio universale per la divisione tra loro,
    farà pagare prima o poi le colpe di coloro che non mantengono le promesse”.

    La
    risposta del Tribunale fu poi esaminata da Rav Zilbershtein il quale disse: “Se
    il pagamento con l’oggetto non avviene a causa di un vero impedimento, la
    retribuzione proposta può essere sostituita con un’altra forma di retribuzione
    e in tal caso nessun Tribunale Rabbinico potrà esecrare colui che non ha
    mantenuto l’impegno. Il dolore della donna padrona di casa nel separarsi da un
    dono che ricorda in lei il proprio passato è qui un vero impedimento per il
    marito. Un marito che nota del dolore nella propria moglie non può nel modo più
    assoluto non considerare questo come un intralcio e uno scoglio anche per la
    propria felicità e per il proprio futuro familiare. Si paghi il muratore, ci si
    scusi con lui in privato e possano i coniugi vivere nella nuova casa solo momenti di felicità. Amèn.

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