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    Emilio Ottolenghi, una storia di impegno civile per il paese e per l’ebraismo italiano

    Il primo ricordo di papà lo abbiamo avuto dai suoi racconti. Quel 20 ottobre 1943 ormai lontano, a Marina di Ravenna, quando per ore, Millo, allora undicenne, si vide i mitra puntati addosso dalla soldataglia nazista che gli aveva invaso la casa. Più volte papà ci disse che da quel giorno, ogni giorno della sua vita è stato un dono di D-o, come a ricordarci che ogni giorno dobbiamo vivere come fosse l’ultimo e che la nostra esistenza è fragile e preziosa.

     

    E che vita, papà, hai vissuto da quel giorno. Una vita lunga, vissuta pienamente, con successi, gioie, soddisfazioni. Una vita senza rimpianti. Vissuta all’insegna delle esperienze che ti formarono fin da quei giorni terribili delle persecuzioni, radicata nelle origini risorgimentali ebraiche piemontesi della famiglia, nella Resistenza antifascista cui partecipò il nonno, tuo papà. Nei valori di giustizia e libertà. Nella fede dei padri. Papà seppe interpretare tutti questi impulsi, sia nel pubblico che nel privato.

     

    Fu figlio, marito, padre e nonno amoroso. Devoto, fedele e affettuoso. Dedito alla famiglia, non solo quella nucleare. Oltre a noi, attraverso quasi un secolo, sempre si prodigò a consigliare, aiutare, e sostenere, zii, sorelle, cugini, e nipoti, vicini e lontani. Fu grande imprenditore, ricostruendo l’impresa di famiglia distrutta dalla guerra, in quello spirito imprenditoriale intraprendente e schietto che contribuì al miracolo italiano del secondo dopoguerra.

     

    Si circondò sempre di persone degne, brillanti, e capaci, aderendo a un codice morale e un rigore etico che spesso apparvero rari nella nostra Italia di scandali e tangenti, ma che gli avvalsero sempre il rispetto di tutti, avversari inclusi. Di pari passo con la devozione alla famiglia e al lavoro, ci fu il suo impegno civile, per il paese e per la comunità ebraica italiana. Fu protagonista della sua ricostruzione dopo gli orrori della Shoah, dando vitalità e spinta alla sua rinascita.

     

    Ci allevò nella fede dei padri e nell’amore per Israele. Era animato da un’insaziabile curiosità, che spaziava ben oltre gli interessi professionali o l’amore giovanile per la scienza e la matematica. I libri e i viaggi furono passioni che ci trasmise e che non lo lasciarono mai, nemmeno quando il suo corpo stanco glieli rese difficili.

    Aveva uno spirito indomito. Fino all’ultimo, nel suo corpo ormai sazio di giorni, viveva un guerriero ancora giovane e brillante, mai stanco di battersi per aiutare e risolvere problemi, mai pago di conoscenza.

     

    Per noi tre, in particolare, papà è stato un compagno nei giochi, una guida nei viaggi e nelle avventure, un maestro negli studi, un esempio nei valori. E sempre in tutto attraverso sei decadi, lo guidò e lo sostenne l’amore per la mamma, che fu per lui, e continua a esserlo per noi, la colonna portante e il porto sicuro in mezzo alla tempesta.

     

    In una delle nostre ultime conversazioni, papà mi disse, poche settimane fa, che della mamma era innamorato come fosse il primo giorno. Così è stato il loro amore, e così è stata la sua vita: vissuta con passione, con brio, con impegno, coerenza, onestà, lealtà e devozione. Papà era un gentiluomo d’altri tempi. Non solo nelle apparenze – sempre impeccabile ed elegante – ma nella sostanza. Si fece carico di pesanti fardelli in silenzio, sempre sorridente, come se il peso della responsabilità non lo gravasse mai. Si prodigò ben oltre la famiglia, sempre cercando di aiutare e sempre sfuggendo i riflettori, in quello stile di poche parole e molti fatti che gli veniva dal suo Piemonte natio, alla cui terra oggi torna per sempre. 

     

    Eccoci qui dunque, a celebrare nel suo ricordo, un uomo eccezionale, ai cui meriti queste poche parole certamente non fanno giustizia. Che D-o ora accolga in grembo la tua anima, papà. E che ti coccoli un poco, prima di riunirti finalmente col tuo caro papà, il nostro nonno Guido, che accompagnasti qui, prematuramente, molti anni or sono, e che sono sicuro ti sta aspettando a braccia aperte, insieme alla tua mamma, alla quale eri tanto legato.

     

    Si è spenta una stella nel nostro firmamento. Ma il tuo esempio rimarrà sempre per noi un faro nella notte, che ci illuminerà il percorso arduo senza la tua guida.

     

    Eulogia di Emanuele Ottolenghi per suo padre Emilio

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