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    Giorgio Ottolenghi 100 anni, tante vite e non solo fortuna

    Ci sono tante vite nei 100 anni di Giorgio Salvatore Ottolenghi, nato a Casale Monferrato il 18 gennaio del 1923.  C’è quella di un ragazzo ebreo che deve lasciare gli studi nel 1938 e poi salvare se stesso e la propria famiglia rifugiandosi in Svizzera, c’è quella di un chimico di un gestore di una sala cinematografica. Soprattutto c’è quella di Presidente della Comunità Ebraica di Casale, incarico che ha ricoperto per 62 anni ininterrottamente (un record) e al cui esordio c’è il restauro della Sinagoga, all’epoca fatiscente, oggi considerata tra le più belle d’Europa. 

    Giorgio ha festeggiato i propri 100 anni insieme alla moglie Adriana Torre, il figlio Joey, i nipoti e la famiglia riunita nell’appartamento dove vive dal 1926. Tra i regali ricevuti una festa in streaming con tanti amici a cui ha partecipato la presidente UCEI Noemi Di Segni: “Porto l’abbraccio dei 25.000 iscritti all’UCEI, delle 21 comunità italiane. I tuoi 100 anni non sono solo i tuoi, sono anche i nostri per quanto tu hai dato alle Comunità e alla tua Città, all’ebraismo”. Tra i tanti intervenuti anche rav Ariel Finzi, Rabbino, capo della Comunità ebraica di Torino, la sorella minore di Giorgio, Fulvia in collegamento da Israele, e naturalmente Elio Carmi, presidente della Comunità Ebraica di Casale.  “Come Giorgio non c’è nessuno – conferma Elio – in 60 anni di presidenza ha cavalcato la modernità della Comunità di Casale. E’ stato la nostra fortuna, siamo una squadra fatta di poche persone, ma con una forza enorme, per questo continueremo a esserci, materialmente e ebraicamente. Giorgio continua a essere presente nella continuità di quello che facciamo. Io sono orgoglioso e fraternamente commosso di essere vicino a lui”.

    Giorgio Salvatore Ottolenghi è nato il 18 gennaio 1923 a Casale Monferrato da Giuseppe Ottolenghi, avvocato, e Valeria Artom, di una famiglia ebrea di Alba. Giorgio ricorda di essere cresciuto in una città dove le famiglie ebraiche erano da tempo completamente integrate nella società civile. “Non c’erano problemi, stavamo discretamente bene. Tra me e i miei compagni non c’era alcuna differenza a parte il fatto che loro andavano a messa e io in Sinagoga”.  Anche per questo la promulgazione delle leggi raziali nel 1938 coglie la comunità casalese completamente di sorpresa. Giorgio Ottolenghi dove lasciare la scuola e continuare a studiare privatamente. Nel 1940 Giorgio Ottolenghi vive l’esperienza del lavoro obbligatorio alla Cartiera Burgo. Poi, con la Nascita della Repubblica di Salò la famiglia Ottolenghi comprende che rimanere in Italia sarebbe stato troppo pericoloso “Seppi che mi ricercavano per arrestarmi. Il 5 dicembre del 1943 io e la mia famiglia abbandonammo Casale. Dovevamo raggiungere clandestinamente la Svizzera passando dal Canton Ticino, ma chi ci guidava ha detto: ‘No, lì vi mandano indietro’. Così abbiamo rifatto il giro e siamo passati da Chiavenna per la strada che va a Saint Moritz. Il passaggio del confine è stata l’ora più lunga della mia vita”.  

    Giorgio Ottolenghi ritornerà a Casale subito dopo la guerra mettendosi all’opera per la rinascita della Comunità Ebraica casalese di cui sarà eletto Presidente nel 1958. E’ sua la coraggiosa decisione di restaurare la Sinagoga e creare il primo nucleo del museo ebraico. I lavori si concluderanno nel 1969, facendo della città un punto di riferimento per la cultura ebraica a livello internazionale e uno dei siti più visitati della provincia di Alessandria. “È stato una specie di miracolo – spiega rievocando quel periodo – quando sono riuscito a tornare a Casale non ho trovato più nulla: la sinagoga era fatiscente, il tetto stava per crollare, le ragnatele andavano dal soffitto al pavimento, non c’erano fondi per il restauro e anche se l’avessimo restaurata chi ci sarebbe andato? Ormai erano rimasti pochi ebrei a Casale. Poi una sera, assolutamente per caso, io e l’architetto Giulio Bourbon abbiamo incontrato l’architetto Mazzarino della Sovrintendenza alle Belle Arti che ci ha convinto a cominciare i lavori, i finanziamenti e le persone sarebbero arrivati. Da allora io non ho fatto altro che tenere le porte sempre aperte”.

     

    Nel frattempo, Giorgio Ottolenghi mette a frutto la propria laurea in chimica, lavora in Olivetti, viaggia anche negli USA, si occupa persino di Cinema, contribuendo ad aprire il Cinema Moderno in via Roma, nel 1959 si sposa con Adriana Torre con cui formerà da allora una copia indissolubile anche nella conduzione della comunità casalese. Nel 1960 nasce il figlio Joseph Ottolenghi per tutti Joey.   Negli anni ‘70 la passione per la ricerca spinge Giorgio a laurearsi anche in medicina specializzandosi addirittura in medicina nucleare. Aprirà un ambulatorio medico vicino all’abitazione che dagli anni ‘30 ospita la sua famiglia, in piazza San Domenico, diventando un punto di riferimento per la salute di molti casalesi.

     

    Nel giugno del 2020, dopo 62 anni ininterrotti alla guida della comunità (un record assoluto per tutte le comunità Italiane), Giorgio Ottolenghi lascia l’incarico di presidente a Elio Carmi. Per il grande impegno profuso a favore della comunità è stato insignito del titolo di Presidente Emerito. 

     

    Se gli chiedete qual è stato il segreto per vivere 100 anni in questo modo, risponde schernendosi con una sola parola: fortuna.

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