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    Gli ebrei di Libia e il tema della cittadinanza, una questione ancora aperta

    In occasione del 75esimo anniversario dei disordini del 1948, che diedero il via all’esodo degli ebrei dalla Libia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha organizzato un seminario di studio per approfondire dal punto di vista storico e giuridico il problema della cittadinanza degli ebrei libici. 

    Presenti al seminario la presidente UCEI Noemi Di Segni, la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e Davide Gerbi, presidente dell’Associazione Internazionale per la Commemorazione Ebrei di Libia e il Sostegno agli Accordi di Abramo.

    “È necessario fare chiarezza sulla condizione degli ebrei di Libia. Oggi siamo qui per approfondire la questione non solo dal punto di vista storico, ma anche dal punto giuridico, che si riflette ancora oggi” ha spiegato Saul Meghnagi, che ha introdotto i saluti istituzionali.

    “È fondamentale capire cosa è successo dal 1948 fino al 1967, e quali sono le criticità attuali della questione dello status giuridico degli ebrei di Libia” ha affermato la presidente UCEI Noemi Di Segni. “La Comunità è stata capace di accogliere e assistere gli ebrei libici, costruendo così un unicum nella vita comunitaria” ha detto la presidente Dureghello, che ha successivamente fatto una riflessione sullo status degli ebrei libici, che ancora oggi vivono di situazioni irrisolte dal punto di vista giuridico. “All’epoca venne addirittura istituito un comitato per gli ebrei di Libia, per ascoltare le loro istanze” ha ricordato. 

    David Gerbi, ripercorrendo quella che fu la sua fuga da Tripoli nel 1967, ha parlato di tutti i beni sequestrati dalla Libia: non solo i cimiteri, le sinagoghe e gli immobili, ma anche tutta la documentazione, tra cui i certificati di nascita e di morte. Ha inoltre illustrato le iniziative portate avanti dalla sua associazione per la memoria di quanto accaduto alla comunità libica. Si è soffermato anche sugli sforzi del ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen sulla questione. “Grazie all’aiuto del governo israeliano, i dirigenti libici sembra essere disposto ad aiutare” ha affermato.

    Successivamente il seminario si è diviso in due panel: il primo, moderato da Sira Fatucci, ha visto al tavolo come relatori la professoressa Chiara Renzo e il professor Alessandro Volterra. 

    La professoressa Renzo è autrice di uno studio sull’argomento. Tra i temi trattati dalla professoressa, c’è stato il tema dell’accoglienza da parte del governo italiano durante l’esodo della comunità ebraica libica dopo il ‘67. Il professor Volterra invece ha posto il focus sul tema della cittadinanza e del razzismo coloniale. Ha inoltre raccontato la vicenda dei cittadini con passaporto britannico, che furono deportati e portati nel campo di Bergen Belsen. Successivamente furono liberati nel quadro di uno scambio di prigionieri tra inglesi e tedeschi. In quel caso, ha spiegato, “a prevalere non fu l’identità religiosa ma la cittadinanza”.

    La seconda parte del convegno, moderata da Saul Meghnagi, ha visto invece un approfondimento di tipo giuridico sulla questione della cittadinanza. A parlarne, l’assessore UCEI Davide Jona Falco e il vicepresidente Giulio Di Segni. 

    Jona Falco ha trattato lo status degli ebrei italo-libici dopo il 1967, soffermandosi sui risultati raggiunti dalla Commissione di studio sotto la guida di Giovanni Canzio. Nel 2021 infatti, con la legge di Bilancio, sono state apportate alcune modifiche alla legge Terracini sulla presunzione di persecuzione. “Tuttavia, permangono problemi applicativi, soprattutto in un certo atteggiamento della pubblica amministrazione nel negare le benemerenze” ha affermato l’assessore UCEI. 

    “Pochissimi ebrei libici hanno ottenuto in questi anni dei riconoscimenti a causa della persecuzione razziale. Eppure la persecuzione c’è stata ed è riconosciuta dagli storici” sottolinea il vicepresidente UCEI Giulio Di Segni. “L’UCEI continua a chiedere che sia fatta luce” ha dichiarato, sottolineando l’impegno delle istituzioni ebraiche a perseguire questa causa.

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