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    Hanukàh: i pochi contro i tanti, la luce contro l’oscurità

    Quest’immagine ritrae le finestre del ghetto di Varsavia su cui sono appoggiati i candelabri tipici della festività di Hanukah. Osservatela bene perché è l’essenza della festa che siamo prossimi a festeggiare, quella festa che ricorda il miracolo dell’ampolla d’olio che durò per otto giorni e la vittoria del popolo ebraico nella guerra contro i greci. I pochi contro i tanti, la luce contro l’oscurità. La candela è il simbolo della vita. Infatti, su cosa soffiamo, ogni nostro compleanno? Sulle candeline, che rappresentano il cammino dell’uomo!

    “Stanno i giorni futuri innanzi a noi

    come una fila di candele accese

    dorate, calde, e vivide […]”

    Questi sono i versi che il poeta Kostantino Kavafis usò per paragonare la vita di tutti i giorni ad una fila di candele accese. Se si osserva bene, ogni fiamma è delineata da un’ombra, dall’oscurità. Così, la vita è accompagnata dalla morte perché sono l’una la causa dell’altro. Le fiamme, come si può normalmente vedere, non sono mai stabili, bensì ballano in continuazione. Lottano per rimanere accese e cosi facciamo noi nella nostra vita. Ci sforziamo, combattiamo, facciamo sacrifici per mantenere alto quel fuoco vitale che muove il mondo. Più si va avanti con gli anni, più le candele che abbiamo superato si spengono perché ormai fanno parte del passato. Ma l’essere umano nasce per ripetere, per ricordare, perché è fatto di parole. Infatti, la candela che si spenge non cessa d’esistere subito, perché un esile fumo accompagna la sua fine: sono i ricordi, quei ricordi che l’uomo porta con sé per rammentarsi, quel giorno in cui si girerà a guardare tutte le candele che ha spento, l’arduo percorso che ha intrapreso per giungere fino a quel punto. Per ogni candela che accendiamo, ci avviciniamo sempre di più alla fine del viaggio o ci allontaniamo sempre di più dall’inizio della vita? Entrambe sono la stessa risposta vista in due prospettive diverse, ma con una piccola differenza. Noi scegliamo ogni giorno di accendere una candela, di fare progressi, scegliamo d’essere vulnerabili tanto quanto quella ballerina fiamma che lotta per rimanere stabile e per diventare ancora più grande giorno dopo giorno. È questo, allora, il più grande miracolo che la festa di Hanukkah ci vuole insegnare. Che ogni giorno che viviamo è una candela in più da aggiungere alla vita, non un giorno in meno per avvicinarsi alla morte. Hanukkah ci insegna che è un miracolo se ogni mattina abbiamo il privilegio di poterci mettere in gioco, se ci svegliamo, se possiamo avere l’opportunità di accendere la candela del giorno seguente rendendola più stabile di quello passato. È un miracolo se noi, come fiamme della vita, possiamo lottare e vincere contro le avversità di questo mondo, che come i greci rispetto gli ebrei, erano di gran lunga superiori. È un miracolo la vita stessa e questa festa, la festa delle luci, ce lo insegna. La fiamma è speranza ed è quel calore che fornisce energia all’uomo, la vita. Ma sapete cos’è un vero miracolo? La foto che vi ho allegato con questo articolo. Osservatela bene, di nuovo. Per prima cosa vi invito a guardare attentamente le finestre. La prima in alto a sinistra è la figura di un bambino, mentre quella sotto di un anziano col cappello: sembrano non essersene mai andati. Non se n’è mai andato nemmeno lo spirito di Hanukkah, che vive in quel candelabro esposto in quel luogo simbolo di tanta sofferenza. Quel luogo che, a differenza di tutti gli altri ghetti del mondo, ha avuto l’ultimo atto di speranza, l’ultimo tentativo di acchiappare la luce: la famosa rivolta del ghetto di Varsavia. La luce, che mancò in quei periodi bui, torna a risplendere in quelle finestre che riflessero le crude immagini del periodo della Shoah. Quella luce che, oggi, torna a splendere nelle case e nei cuori di tutto il popolo d’Israele. Siate come le luci di Hanukkah, ballate e siate incerti, ma senza spegnervi. Lottate senza mollare, perché anche quando le avversità saranno più grandi e numerosi di voi, voi ce la farete finché avrete quella fiamma che vi arde dentro. Questo augurio è rivolto a chi, ogni giorno, combatte contro la malattia. Non perdete mai la speranza e possa quella fiamma farvi continuare ad accendere altre candele per molti altri anni ancora. I miracoli esistono, ma mentre il miracolo dell’olio viene da sé, la vittoria degli ebrei contro i greci è stato un miracolo voluto. “Aiutati, che Dio t’aiuta”, significa “combatti, che il Signore saprà ricompensare la tua battaglia”.

    Diceva il profeta Isaia:” Allora la tua luce esploderà come l’aurora e la tua guarigione spunterà rapidamente, la tua giustizia ti precederà e la maestà del signore ti seguirà”

    Possa risplendere sempre la luce del popolo ebraico e Hag Sameach a tutti.

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